L’Aquilotto laziale paga il dazio della…

Posted By on Ago 10, 2021 | 0 comments


di Gianni Massaro

 

Simone Inzaghi Lazio connubio strepitoso in gioco, cuore e continuità toccando l’acme spesso annunciata dai più dopo qualche stagione, al quarto anno effettivo lo stupendo quarto posto sfiorando lo scudetto sino alla primavera. La costante l’equilibrio, una squadra quadrata si avvale di una triade decisamente meravigliosa dal 2017 a comporre lo spartito laziale. A mettere pezze ed ordine Lucas Leiva dal Mato Grosso, sangue verdeoro e un bisnonno toscano, Luis Alberto infonde placida magia con Milinkovic, spagnolo il primo, serbo nato in Catalogna il secondo.
Ad attraversare il globo, assortiti alla grande, si completano e affinano le conoscenze settimana dopo settimana.
Piacevole monotonia.
Cascate del Niagara in miniatura, in traslata fattezza umana, quasi la grande élite del calcio italiano e non li ignori.
Lucas Leiva non è più giovanissimo ma gli altri due hanno tanto da dare.
Così passa il 2017, il 2018..
Il 2019, e anche il 2020. E loro sono ancora lì, con la maglia biancoceleste, li ignorano? Chissà.
Li considerano inidonei a scenari illustri. Il tempo se ne va, pagare moneta vedere cammello l’assioma adoperato da Lotito (giustamente).
Raziocinio assiduamente, fosforo e lampi di maligno acume le due stelle dedite al partito della classe, va ad oliarsi in cestistica e pulita (fin troppo talvolta) stoffa di SMS a calibrato e atavico fioretto di Alberto, l’equilibratore perfetto nel mosaico Lu.Le da vigoria ed esperienza giusta e sovente utile alla causa.
Istinto in buona dose ma la percentuale cospicua risiede in velluto e sensibilità del piede, nello stretto e meno nel largo.
Lanciando Immobile nel corso degli anni, poi Correa, Lazzari …
Inzaghi ha dato precedenza alla concretezza senza bistrattare il ghirlandare, fiducia in un blocco compatto di pochi titolari.
I soliti solidi, dal centrocampo pieno di cervello ficcante ed idee pungenti, alla triade di mezzo capace di adescare gli spettatori in varie occasioni una pecca nocque.
E così non nacque la grandiosa Lazio di SMS ed allegati Lu.Al.- Lu.Le. e in vetta al campionato spodestando la Juve fu sostituita dopo una stagione dalla ferrigna Inter di Conte munita di tandem offensivo procreatore di caterve realizzative.
Una pecca nocque. Vigeva velocità di pensiero, classe, coesione, tecnica …
La velocità pura però carente, l’Aquilotito laziale paga il dazio della corsa maggiore.
Di sprint a squarciare il campo, il ‘Dazio’ della velocità in mezzo, magistrale ma senza freccia incandescente a correre centralmente su e giù.
La ‘Dazio’ di Simone Inzaghi ha pagato l’insufficiente prepotenza dinamica dei tre.
Il Dazio ‘daganale’ è servito, una corta e coriacea spada a 2 tagli impugnata è gestita dal più saggio Leiva, in una squadra coi centrocampisti pure crescenti in funzione di diga, egida rilevante imbastita dal tecnico piacentino sempre sul filo dell’equilibrio.
Andrà all’Inter al posto dell’ingombrante figura di Conte campione in carica, sostituto in capitale dal tecnico sul tetto italiano nell’estate 2020, il pensatore un po’ strampalato un po’ no dal palato fine che allettò l’azzurro di Empoli e Napoli e più sbiadito altrove.
L’uomo sotto il culto della sigaretta e della bicicletta Maurizio, sonoramente toscano e artisticamente napoletano.

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