di Gianni Massaro
Assillo su assillo, una alla volta e giravolta, talvolta asilo contro asilo: è il sale della pelota.
Un po’ asilo, un po’ asola, giocando e rimanendo più abbottonati. Il Sud e il Nord, ancora?!
Che barba, feroci e feraci, al Mezzogiorno il Napoli col gonfalone alto, gonfio talvolta attorniato dalle squadre della “Mezzanotte” con una parte di nere strisce su maglia e nettamente maggiori in numero e straripanti in tricolori aggiudicati.
Catini infernali, il pallone attira realmente ancora qualcuno, dimenandosi incerti gli azzurri hanno provato col leader di cresta Hamsik e sodali, Cavani, Lavezzi, Higuaín…
Tutti hanno diversamente fallito, magnificamente fallito.
Resta lì, maradoniana epopea la gioia più recente nel campionato, ancora.
Come una cora, feroci vessilliferi furono i cagliaritani del 1970, promotori seguiti dai campani. Cora, anima e kore, quasi immobili le rappresentanti meridionali, invischiate nel passato, in un ventennio hanno centrato tre picchi superlativi (nel 1970, 1987 e 1990);
seducenti come una cariatide, una figura scolpita adoperata come una colonna o fungendo da pilastro a sostegno di impianto architettonico.
Alta marea, l’impianto spesso milanese o juventino da innumerevoli decenni, Madama bianconera ad agguantare il primato. Gli anni 80 ultimo decennio con la diversità più forte in quanto ben tre ‘infiltrate’ con uno scudetto di Roma, Verona e Napoli.
La voce del Mezzogiorno fattasi dunque roca, ertasi cora, tuffata nel pre moderno e mai contemporaneo.
Orologi alla mano e orologi di meno, volponi e volpini, polemiche ‘oraride’ or aride; Sarri si è consacrato al Napoli e ha tradito tramite Londra accettando la corte juventina nell’estate 2019.
Polemiche orologifere innescate da Maurizio, fra ADL e Agnelli si posa poi presso il club di Lotito.
L’agguerrito tecnico da eminente gavetta alle spalle risulta carente in cortesia comunicativa, amaro aspro in alcune dichiarazioni mescolato ad amore massiccio per il gioco del calcio.
Reazioni brusche talvolta per l’uomo più vicino al tricolore da condottiero del Sud tinto d’azzurro, il ‘Mauri’ varano di Komodo quasi metteva al tappeto la corazzata juventina. Ognuno rivoluzionario come gli fa più comodo.
Allora albergo e orologi possono fare la differenza come ogni dettaglio: lapalissiano.
Il buon Maurizio che iniziò sulla panca nella squadra Stia (provincia di Arezzo) proprio nella stagione dell’ultimo scudetto inusuale della Samp, stando al gioco incerto si è levato soddisfazioni; buca lo schermo della banalità, dibattuto come il varano di Komodo, ectotermo è attivo di giorno prettamente e sempre più famoso quest’animale è andato a porsi negli anni come uno dei più allettanti esseri dei grandi zoo. Animale di nicchia.
Nello zoo opprimente pallonaro Sarri ha mostrato di disprezzare assai l’imbrigliamento.
Nel bene e nel male, risuona da vena feroce fuori e produttivo sul campo.
Dal tempio azzurro scemato, M.S s’è imborghesito in Piemonte e prova a riportare la Lazio sul podio, ardua missione.
Con giusti ghirigori ha quasi issato il Napoli ai ruggiti meravigliosi di Maradona evo, in letargo continuato, rimasto infedele deve provar altrove.
Dunque, chi sarà l’eroico in grado di riportare il Sud del football in testa?
A mister Certaldone la risposta (quella più imminente almeno..).
Ambizione a Spalletti non manca.