La riforma dei campionati tra Italia e Inghilterra

Posted By on Mag 25, 2016 | 0 comments


di Anna Ditta

Durante la presentazione del Report Calcio 2016, tenutasi ieri alla Camera dei Deputati, il presidente federale Carlo Tavecchio ha accennato alla possibilità di procedere ad una riforma dei campionati professionistici in Italia.
Dello stesso argomento si parla all’estero, più precisamente in Inghilterra, dove si rincorrono le voci che vorrebbero il coinvolgimento nella Premier League di Celtic e Glasgow Rangers, le due principali squadre scozzesi.

Del resto, nella massima serie inglese già ci sono squadre “estere” come lo Swansea, gallese. La discussione lanciata dalla Football League (l’equivalente della nostra Lega Serie B) è di più ampio respiro. Infatti l’intenzione è di riformare in profondità il sistema calcistico inglese, che attualmente vede al vertice la Premier League con 20 squadre, e altre tre serie inferiori ciascuna con 24 squadre partecipanti.

In totale quindi si tratta di 92 club professionistici spalmati su 4 categorie. L’idea nuova è quella di aggiungere una nuova categoria cercando di fare in modo che ciascuna di esse abbia massimo 20 compagini, data l’eccessiva durata dei campionati minori, lunghi 46 giornate.

Un minor numero di partite, e quindi di calciatori impiegati, avrebbe certamente un impatto positivo sulla redditività generale del calcio, e infatti è proprio questa la strada che si vuole percorrere in Italia.
La serie A italiana è a 20 squadre dalla stagione 2004/2005, quando si uniformò al campionato spagnolo e a quello inglese. La Bundesliga tedesca permane a 18 squadre.

Meno squadre uguale meno partite, meno turni infrasettimanali, quindi rose più corte e magari più partecipazione dei tifosi. Ecco le basi per riformare i campionati, non solo in Inghilterra ma anche in Italia, per uno spettacolo migliore.

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