di Daniele Craviotto
La Sampdoria cade anche allo stadio Olimpico di Torino. È ufficiale: la crisi è iniziata secondo la sua radice greca. Infatti κρίσις significa <giudizio; decisione>. Insomma il tempo delle scelte è giunto. La prima, purtroppo per i sostenitori doriani, sembra essere già stata compiuta: il Doria rimarrà nei bassifondi a lottare per provare a salvarsi. O meglio è quello che si spera. Infatti a Torino è scesa in campo una squadra per nulla pronta a soffrire e a “mangiare” ogni pallone. Una prestazione spenta, a tratti persino svogliata, quasi non vedendo l’ora che passasse in fretta. Le conseguenze sono di essersi messi di fronte al giudizio di tifosi e addetti ai lavori e di prendere decisioni fondamentali per le sorti di questa stagione. E questo, per la prima volta, non è solo una questione interna. Difatti tra una decina di giorni i giudici del Tribunale di Roma decideranno sul futuro dell’Eleven Finance di proprietà di patron Ferrero. Se dovesse arrivare il fallimento, la Sampdoria non sarebbe direttamente toccata, ma metterebbe alle strette il presidente romano che subirebbe un danno di immagine elevatissimo. E questo sì che potrebbe incidere sui blucerchiati che risulterebbero una società poco appetibile per nuovi ingressi nella rosa. Il momento sembra propizio per eventuali acquirenti della società genovese, dato che Ferrero non potrebbe più fare la voce grossa sul prezzo. La domanda che molti nella sponda blucerchiata si fanno è se esistano e se siano pronti in tempi brevi a subentrarvi. Inoltre il tempo a disposizione di Roberto D’Aversa sembra prossimo alla fine. Per molti dovrebbe già essere stato sollevato dopo Torino. Un mister parso eccessivamente nervoso anche nelle dichiarazioni(soprattutto su Askildsen a cui avrebbe voluto mettere le mani addosso). La scelta dell’eventuale nuovo allenatore è il cardine per riuscire a recuperare un giudizio positivo della piazza. Altra questione è quella di trovare un possibile canale di mediazione in fase comunicativa tra società e tifoseria, perché mai come in questo periodo sembrano a due antipodi difficilmente riducibili. In questo dovrebbe inserirsi il da Faggiano, ma sembra insolitamente ancorato a frasi di circostanza che non appartengono a un uomo sanguigno come lui. Non è esente da decisione la tifoseria. La squadra è allo sbando e giocare nella Marassi sampdoriana per le ospitate sembra essere diventata l’aggiunta di una partita in casa. Stadio per 3/4 deserto e tifo organizzato non presente in gradinata Sud. Un totale abbandono che risulta inspiegabile è fatto più per partito preso che per una reale battaglia (condivisa da nessun’altra tifoseria e ora osteggiata sempre più anche dal resto dei sampdoriani). Infine la politica di mercato. Ormai è chiaro a chiunque: ci vorrà un pesante intervento. Imbastire trattative per gli esuberi è un discorso che, se non ancora avviato, dovrà essere immediatamente attivato. Da qui cercare di potenziare la rosa. O pochi acquisti di qualità e anche per il futuro o allargare il più possibile il roster anche con prestiti secchi utili solo per cercare la salvezza e poi rifondare da capo a piedi per il ‘22-‘23. In poche parole la Sampdoria deve cercare attraverso le sue scelte di uscire da una fase di gravissima recessione, per ottenere il giudizio più atteso e desiderato: poter dire a fine stagione di non essere tra le squadre in zona retrocessione.