Calcio ligure di A alla deriva

Posted By on Nov 3, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

Si conclude un’altra giornata amara per il movimento calcistico ligure. Un solo punto (ottenuto dal Genoa in casa con il Venezia) sono un bottinò troppo magro e, purtroppo, sempre più ricorrente. Su 11 partite disputate e 93-96 punti disponibili (dato che lo Spezia ha già giocato i suoi derby contro le genovesi), il raccolto presentato per l’analisi è pari a 25. Praticamente il ricavato è di 3/4 più basso. Ma la cosa a preoccupare di più questa regione di mare è che i 3 “porti” (Bogliasco; Pegli e La Spezia) risultano con mare agitato e nessun farò luminoso nelle prossimità. Ad esempio sorprende come la squadra che gioca meglio (quella spezzina) sia quella con le peggiori statistiche. Quella con più gol subiti (26 contro i 23 blucerchiati e i 22 rossoblu) e con meno gol fatti (solo 12). Tra le tre società, tuttavia, sembra che proprio lo Spezia sia quello con la situazione ambientale più serena (si inizia ora a parlare con più insistenza di possibile esonero di Motta). Non si rilevano correnti burrascose come quelle presenti negli altri due approdi genovesi. Partiamo dal Genoa. Il Grifone per ora, insieme al Cagliari, è la squadra con meno vittorie nella massima serie (proprio quella rocambolesca ottenuta in Sardegna). In più sono ancora zero le vittorie casalinghe e su questo rimane l’unico team. I sardi devono ancora affrontare il Bologna e questa sera potrebbe lasciare il Grifone in solitaria anche in questa classifica negativa. Il quasi arrivo della nuova proprietà americana 777 (manca sempre il closing) non è riuscito né a portare l’entusiasmo attesa né a fare invertire (o meglio trovare) la rotta. In più sembra svanito del tutto l’effetto Ballardini quarter che apre a un grande problema: la carta del ravennate in questa stagione è già stata giocata. Si parla di un possibile arrivo di Andrea Pirlo (per ora meno battuta la rotta con la Calabria che porterebbe a Gattuso, mentre il resto rimane sullo sfondo) reduce dall’esperienza juventina. Il dilemma che serpeggia è se il tecnico bresciano abbia l’esperienza adeguata per gestire una situazione così delicata. La paura di un Thiago Motta bis è grande per i sostenitori genoani. Inoltre la situazione infortuni rimane pesante (l’ultimo è stato Fares) e l’inserimento di altri (come Caicedo) è stato più lungo del previsto. A tutto si aggiunge il complicato rapporto tra l’ex presidente e l’allenatore, che sembra avere influito sulla costruzione e preparazione della rosa. Peggio sembra andare a Bogliasco. Dei problemi della società blucerchiata o già scritto in altri articoli, ma a questi ne è rimasto uno in sospeso e due sono nati in queste ore. Il primo riguarda Ihattaren. Il giovane olandese si è ritirato ormai da settimane nella sua Olanda e da lì non vuole al momento spostarsi. Un comportamento non professionale? Certo, ma denuncia una debolezza incredibili dei vertici che non riescono a trovare una soluzione adeguata. Un eventuale esonero di D’Aversa potrebbe parzialmente ricucire lo strappo per far risalire con una scialuppa il giocatore sulla nave doriana. Ma non finisce qui. Dalle pagine del noto quotidiano genovese Secolo XIX, sulla questione ritiro della squadra (dopo il ko torinese) vi è stata ulteriore tensione. Presidente, allenatore e giocatori optavano per una versione “soft” con sede a Genova e allenamenti a porte chiuse al proprio centro sportivo. A sorpresa, però, a spuntarla è stata la linea sportiva del ds Daniele Faggiano che ha imposto che si dovesse andare in provincia di Brescia per creare maggiore isolamento. Un dirigente che ha la meglio su presidenza e guida tecnica, segno che nella Sampdoria al momento vince chi fa la voce più grossa (forse D’Aversa sente di non avere argomenti per imporsi causa risultati e Ferrero ha più la testa sul come evitare il fallimento). A tutto si aggiunge la febbre alta di Damsgaard che ne allunga i tempi di recupero, privando la Samp della sue doti tecniche che molto servirebbero nelle onde burrascose della lotta salvezza. Infine nel weekend sono arrivate parole dure da parte dei singoli comandanti di nave. Quello spezzino ha parlato di impotenza e di una squadra che non ha le qualità per difendersi e quindi deve sempre attaccare e aggredire (con rischio di imbarcate come quella di Firenze). Quello rossoblu ha dichiarato apertamente di spalle piccole di alcuni giocatori rispetto alla maglia che indossano e quindi non pronti a portarla. Chi più di tutti ci è andato più pesante è quello doriano che avrebbe voluto picchiare un suo uomo dopo neanche un quarto d’ora, ma soprattutto di mancata comprensione della squadra dei suoi dettami tattici. Dopo quasi metà campionato è un campanello d’allarme gigantesco. Insomma un il caos regna sovrano in Liguria e sorprende se si guarda solo a 6 mesi fa. Sampdoria nona, Genoa undicesimo e Spezia quindicesimo e tutte salve con estrema tranquillità. Ciò che traspare è che i comandanti stiano lasciando i vari timoni. Il rischio? Trovare troppo tardi il faro salvezza e quindi ritrovarsi con un calcio ligure completamente alla deriva.

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