di Daniele Craviotto
Non c’è tregua in casa Samp. Una dimora in cui succede tutto e il suo contrario. A questo punto viene da chiedersi se realmente qualcuno, dalle parti di Bogliasco, abbia letto la celebre raccolta di Charles Bukowski decidendo di trasformarli in una commedia tragica o una tragedia comica. Difatti qui mancano tutti gli argomenti che rendono interessante e stimolante la lettura dell’opera. Sesso, droga, alcol, vagabondaggio (elementi ben presenti nella vita dello scrittore statunitense) e così via non si riscontrano, per ora, nella società genovese. Rimane, a malincuore, solo il tema del paradosso. In questo caso bisogna proprio prendere il senso delle due parole che compongono la parola παράδοξος, cioè la preposizione παρα- «contro» e δόξα «opinione». In questo caso l’opinione di «razionalità» e «intelligenza». Dopo la pesante sconfitta casalinga con il Bologna, sembrava cosa fatta l’addio a mister D’Aversa. Nove punti in 12 giornate sono troppo pochi e 25 reti incassate (due più una a partita) sono un ruolino da bassa retrocessione. Ovviamente panchina confermata. Da qui la prima follia, cioè la dichiarazione del ds Faggiano sul «fare i fatti» che è già finita nel dimenticatoio. Nulla è cambiato nel ritiro, è arrivata la sconfitta e il terzultimo posto in graduatoria e quindi teniamo il mister. A stupire, però, è che sembrerebbe proprio che il direttore abbia insistito per la continuità. A questo punto è palese come la responsabilità venga imputata ai soli giocatori. Quando questo capita, di solito, non è mai annunciatore di buone novelle. La pressione su di loro aumenta, la paura di sbagliare anche e, con una classifica come quella attuale, è l’ultima cosa che deve prendere forma. Veniamo al presidente Ferrero. Negli anni ha più volte ripetuto come lui debba essere maggiormente presente quando le cose vanno meno bene e pronto a correre ai ripari con le decisioni. Lo ha fatto con la sostituzione di Zenga (sfiduciato dall’ambiente) con l’arrivo poco fortunato di Montella. Si è ripetuto con la chiamata a Giampaolo, dopo essere stato appiedato, a pochi giorni dal ritiro, proprio dall’aeroplanino volato all’aeroporto della Milano rossonera. E infine con la sostituzione di Eusebio Di Francesco a favore di Claudio Ranieri, capace di risollevare le sorti di una squadra svuotata e demoralizzata da un avvio shock. Questa volta, invece, fa una mini riunione con Faggiano, ha sotto mano le statistiche, contatta altri allenatori, tenendoli in attesa di un sì scontato e alla fine li saluta. Altro paradosso. Perché contattare altri, prima ancora di fare l’incontro con il suo ds? Mistero. Ma mai quanto la sua doppia assenza in un momento delicatissimo coinciso con le sfide con Torino e Bologna per recarsi a Dubai. Addirittura sembra che la la motivazione sia la sua partecipazione a un noto reality Rai ovvero «Pechino Express». Sarebbe un altro Elogio della follia (così ci mettiamo dentro anche Erasmo da Rotterdam). Infine veniamo alla questione spinosa dei sostituti. Sì, bisogna parlarne, perché, a fine colloquio, i vertici è emerso in realtà non hanno confermato alcuna fiducia. Difatti si è data una scadenza breve (sosta e Salerno) per cercare di recuperare quella avuta nel mister. Se così non fosse? A questo punto veniamo ai lampi di follia finali. È ormai noto che, in caso di sconfitta nel derby ligure con lo Spezia, la Samp si fosse mossa per il secondo approdo di Iachini a Genova. Un comandante dal polso duro ritenuto il più idoneo per la scossa. Dunque, su queste basi, doveva essere lui il primo nelle considerazioni del Doria e dopo il ko con il Bologna. Invece no, messo in disparte. La prima scelta sarebbe stata un altro grande ex, cioè Giampaolo. Proprio il mister da cui si voleva sancire la rottura nel gioco, quando nel 2019 si scelse Di Francesco. Basta gioco stretto e centrale a favore dell’ampiezza e degli esterni. Sulla stessa linea sta anche D’Aversa che infatti gioca con 4-2-3-1 o un 4-3-3 e quindi ben diverso dal 4-3-1-2 di giampaoliana memoria. A tutto si aggiunge la presenza di 0 trequartisti in rosa. Inoltre pare che, l’allenatore di Bellinzona, abbia chiesto il ritorno di quel Carlo Osti esautorato non più tardi di un mese fa con una semplice lettera di congedo. Il suo reintegro sarebbe la ciliegina sulla torta di una linea conduttrice senza senso. Per questo molto probabile. Infine l’opzione Pirlo. Difatti patron Ferrero ha pensato di nuovo all’ex Juventus per la scelta. È ancora vivido il ricordo dell’addio a Ranieri, motivato dalle esigenze di risparmio del suo lauto compenso. È risaputo come il giovane mister bresciano abbia un ingaggio esiguo da garantire. Insomma la società doriana non riesce a ragionare senza smentirsi. Una cosa è certa: una serie di paradossi così, neppure Bukowski sarebbe riuscito facilmente a concepirla e narrarla.