di Daniele Craviotto
Forse la regione con più rivalità, folkloristica e umoristica nella nostra bella Italia. Arte, storia e buon cibo di certo qui fanno tappa e diventa difficile non innamorarsi delle splendide sue colline. Ma anche un territorio fatto di conflitti, alcuni, purtroppo, ancora mai sopiti. E come poteva il calcio non essere al centro di questa terra con le sue innate passioni e conflittualità. Un posto dove già questo sport, seppur con regole parecchio differenti, era in auge ben prima dell’avvio inglese del calcio. Non solo. La Toscana è anche una delle regioni con più squadre presenti nel nostro massimo campionato. Fiorentina, Pisa, Siena, Livorno ed Empoli le più ricordate. Non sono però da dimenticare le parentesi delle due compagini in -ese che sono riuscite ad accedere in A: Pistoiese negli anni ‘80 e la Lucchese in epoca fascista. Due soffi, ma pur sempre annoverati tra i team che possono vantare la massima serie giocata. Ma questa regione sa anche essere dura e parecchio. Questo anche in uno sport tradizionalmente popolare come quello calcistico. Pressoché tutte le province toscane hanno dovuto subire l’onta del fallimento della propria squadra di riferimento. Alcune si sono rialzate, altre a fatica lo stanno facendo, ma purtroppo altre ancora sono finite immerse nella pece dantesca come i peggiori tra gli accidiosi. Il più clamoroso triste evento è stato quello del capoluogo: Firenze. Una Fiorentina che ha aperto il nuovo millennio disfacendosi dopo anni gloriosi. La non iscrizione al campionato di B del 2002-2003 porterà alla scomparsa (temporanea) della compagine che assumerà il nome di Fiorentina Viola con la retrocessione in serie C2. Peggio andò ai rivali di sempre i pisani. Il Pisa, infatti, fallì due volte (anni 90 e nel 2009), dovendo ripartire dal mondo del semi professionismo. Ai giorni nostri non se la passano meglio Livorno, Grosseto, Massese e Arezzo che militano tra i dilettanti e l’Eccellenza, dopo essere state (in periodi diversi) nelle massime serie italiane. Discorso a parte va fatto per il Siena. Forse la più recente tra le decadute toscane. Nel primo decennio del duemila e subito dopo si era soliti vederlo in A. Portato avanti a suon di gol dei vari Frick, Maccarone e Destro e guidato da Mario Beretta e Antonio Conte, la Robur ha vissuto campionati estremamente soddisfacenti. Altri fallimenti causati soprattutto da quello del massimo sponsor (Monte dei Paschi) porterà i senesi prima in Lega Pro e poi nei dilettanti. Solo grazie alla non iscrizione di altre partecipanti, i bianconeri accedono nel 2021 di nuovo alla C. È un peccato vedere come nell’arco di 15-20 anni questa regione abbia visto dissolversi quasi tutte le sue squadre. Livorno, Siena, Empoli e Fiorentina sono riuscite, nel 2007-2008, a trovarsi in serie A, mettendo la Toscana come predominante tra tutte. Dopo quasi dieci anni solo i Viola e forse gli empolesi sono in grado di parteciparvi. Ma anche in B, dove la culla d’Italia era sempre piena di rappresentanti, oggi ne scarseggia. Il solo Pisa è lì presente. La speranza di chi scrive è di tornare a vedere queste piazze, piene di passione e folklore, al centro di cadetteria e massima serie. Il calore popolare ne trarrebbe nuova linfa con i numerosissimi derby e sfottò. Il latinista etruscologo francese Jacques Heuregon sosteneva che «È in verità impressionante il constatare che pressoché la stessa regione dell’Italia centrale, l’Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà Italiana». Chissà che, un suo eventuale ritorno, possa essere l’inizio di un nuovo vecchio calcio popolare.