di Gianni Massaro
Il cin cin risulta cincischio in casa Torino e il cincischiare risulta cin cin in casa Inter. Per come si era messa un punto guadagnato per Inzaghi che nonostante la partita da recuperare col Bologna sempre lì pendente è tornato potenzialmente in prima fila ma non più al comando a 4 lunghezze dal Milan e a 1 dal Napoli. L’Inter bigia vista a Torino torna ad essere vicina a quella della mini crisi piuttosto che quella ammirata ad Anfield. E macina poco schermata dalla fastidiosa, “molesta” fisicità e mole da evoluto gregge di Pobega, Mandragora e Lukic su tutti. Granata la sbloccano da angolo dove dallo sgangherato tocco di Pobega sciupone Bremer insacca non facendogli fa venire rimorsi. Partiti meglio e si portano avanti grazie a Bremerone prossimo ‘bramatissimo’ di mercato in una formidabile essenza in frantoio mandata in frantumi solo in pieno recupero. Belotti lotta e Lautaro non brilla, al Toro ospite manca l’estemporanea scintilla di Liverpool. Il Torino molto scorbutico impedisce ai nerazzurri senza il faro Brozovic di illuminare e macinare gioco, vantaggio acquisito abbastanza velocemente fa innervosire gli ospiti e nella ripresa fioccano ammonizioni. Calhanoglu tenta di ergersi a centrocampista totale, globale ed universale non riuscendo ad incidere, senza reti da tanto incontrerà la prediletta preda Viola la seguente. Il centrocampista turco offre grattacapi a Berisha su una punizione defilata da lontano col portiere ex Atalanta e Spal bravo, meno sicuro nella ripresa Etrit dà adito al dubbio di fondamenta torinista dopo le pacchiane mosse del Milinkovic minore scoraggianti. Bremer assai lodevole fino alla fine, quasi: si evitano accuratamente slogan di rivali calcistiche.
Dopo il pari con la Juve arriva quello con l’Inter, all’andata sconfitta di misura 1 a 0 sotto i colpi di Locatelli e Dumfries. Si attendono all’Olimpico Milan e Napoli con sfide plausibilmente equilibrate, Osimhen e Giroud decisivi all’andata. Al ritorno il Toro perde punti maggiormente ‘facili’ contro Udinese, Venezia, Cagliari e ne ottiene di più ardui, inerzia cambiata: this is the trend.
L’Inter si affida alla semplicità allora, insoddisfacente nella serata ad andare a ritmi forti e conseguente bel calcio efficace tipico prodotto.
Inter estetica deve trovare altre risorse nella gara coi granata capaci a far giocare male e ad affannare, Barella prova a fare qualcosa e Vecino abbastanza arido nella proposta. Gli esterni divengono chiave ma Darmian e Perisic faticano, tra Singo e Vojvoda la figura meno bella la fa il secondo che non verrà sostituito in calo nella seconda frazione. E Bremer domina rischiando anche qualcosa, ha costantemente ragione da baluardo e roccia ‘Beach and Sand’ Gleison
quasi fino alla fine portentoso, dove all’Inter occorre raschiare ogni residua risorsa ed energia dopo Anfield.
Djidji e Buongionro gli alfieri validi, il primo sostituito da un prestante Izzo al 51’ con Armandolino senza fronzoli a fare il suo. Il Torino recrimina per un rigore nel primo tempo, l’Inter per eccesso di ingordigia: pecca di entrambe le squadre.
Drenano varie possibilità: Dzeko su tutti sciupa due grosse palle di testa, non uno dai gol semplici Edin.
Dietro senza de Vrij il labarissimo Ranocchia bandiera canuta fresca di triplete fiancheggiato da Skriniar e Bastoni. Se a Belotti spiragli nitidissimi concessi poco Brekalo ne ha un paio molto ghiotti, nel primo esagera di egoismo e il tiro viene messo in angolo. La seconda importante visuale la confeziona da solo di ottima conduzione e il subentrato Gosens salva dopo vari tocchi con cui l’ex Wolfsburg convergeva in buonissima posizione e bersaglio oscurato da vari militi igniti interisti.
Inter intontita ma coriacea tiene salda la difesa. Brekalo sciupa e Dzeko non si pone dunque da meno, le seconde linee chiamate alla svolta. E Sanabria non sarà in grado nella mansione con l’Inter a crescere a folate nell’intingolo di fisicità dove sarà Di Marco ad avere una buonissima occasione a pochi metri facendosi murare da Berisha quando manca ancora tanto. Ha il merito di restare aggrappato al risultato il gruppo di Inzaghi e ha la colpa frequente di scarna spietatezza. Di buona lena la coppia cilena e Sanchez si riscatta dopo il brutto e ingenuo rosso rimediato in Champions. Correa e Sanchez oltre a Dzeko nella parte finale, quest’ultimo proprio ricevuto da Vidal si riscatta in parte offrendo ad Alexis la sfera vincente dove impeccabile non risulta ‘Strong Sand Beach’ Bremer. Berisha tocca col piede e non occorre: il palo accorre in aiuto interista. Gol in una trasferta assai insidiosa prima e rivelatasi complicata, se a Lautaro manca l’inzuccata vincente come nella scorsa A la squadra senza brillare e soffrendo trova comunque il guizzo per un punto vitale e al medesimo tempo infelice.
Resta quella con la Lazio l’unica sconfitta fuori casa, oltre in Europa col Real. La Beneamata fa più fatica in casa, l’Inter fa più fatica con le grandi e con le medio grandi.
Squadra da costante veduta stante e “sedata” stenta: quando entra nel circolo virtuoso del bel gioco si esalta, di tecnica sopra la tattica l’identità di un gruppo chiamato se non all’appello decisivo sicuramente molto molto importante a cavallo della sosta Nazionali: la Fiorentina di Italiano e la visita di cortesia (si fa per dire) alla Juve. Se non gli è dato modo di varare la solita espressione di gioco tentenna.
Toro fa quello che deve e paga di atteggiamento cominciando presumibilmente troppo presto a spazzare o a rallentare, a giocare con frammenti temporali e scelte glissanti. Rodriguez e Ansaldi nel blocco finale dando esperienza e scaltrezza, maggiore pulizia, gestione tecnica e uscita dal basso rispetto a Buongiorno e Singo una mossa comprensibile contro una squadra tosta. L’Inter seduce, e quando non lo fa sta ancorata all’osso tenace, essa granitica a subire da palla inattiva e ad oltranza ad acciuffarla con lo scambio di due tutt’altro che giovanotti all’anagrafe sportiva.
Alcuni i dubbi da sciogliere, il dualismo Perisic Gosens ostacolerà o gioverà?
Col Toro si salutava il 2021, vittoria ma già improntata al futuro, 1 a 0 equilibrato in un girone d’andata dove solo con Sassuolo e Napoli si era vinto con una sola rete di scarto. E due delle appena 3 vittorie in campionato del 2022 sono arrivate vincendo di un gol di scarto. Nel caso siano diminuite o persino quasi esaurite le scorte atletiche dei campioni in carica lo dirà la primavera.