(di Giuseppe Porro)
Si sa Roma è caotica. A Roma il caos regna sovrano: il traffico; l’immondizia; i cinghiali; i gabbiani; il papa; i palazzi della politica; i romani etc. etc. premesso che non voglio parlare di politica anche se siamo in piena campagna elettorale ma quella è un altra storia ed io non sono candidato.
Ci sono dei capisaldi nella nostra città, e a parte alcuni sopra citati, come non ricordare la Befana. Importantissima che ha origini pagane antiche che partono dagli antichi romani per poi miscelarsi con il cristianesimo, uno dei simboli della vecchina sulla scopa è il carbone che si associa ai bambini monelli.
Al carbone si associa la carbonella che è un ottimo e fondamentale ingrediente per le braciate estive, magari parlando di calcio davanti ad una salsiccia ed un bicchiere di vino. E visto che siamo insolitamente ancora in estate e già alla quinta giornata di campionato possiamo provare a tracciare un bilancio.
Lasciamo carbone e carbonella (e specialmente il vino), e giocando con le parole passiamo ad un altro caposaldo di Roma, sua maestà la Carbonara che si associa almeno foneticamente ad un altra parola storicamente italica, la Carboneria.
La Roma dopo cinque giornate si trova a due punti dalla vetta e non ha ancora debuttato nelle coppe (oggi parte l’Europa League mentre la Coppa Italia ci sarà a gennaio). Cinque gare: tre vittorie; un pareggio ed una sconfitta l’ultima in quel di Udine.
Una sconfitta pesante sotto diversi punti di vista, ma comunque sempre e solo una sconfitta con molte attenuanti. Il risultato pesante e l’organizzazione degli avversari hanno fatto il resto. È vero che l’Udinese non è il Real Madrid come è anche vero che le squadre di Mourinho non hanno mai brillato per gioco e bellezza estetica ma per cinismo, durezza e attenzione mentale si.
Tutto quello che è mancato ad Udine in alcuni uomini, se a questo ci aggiungiamo per l’appunto disattenzioni difensive; titolari non ancora in piena forma (Pellegrini e Dybala su tutti possono dare ancora di più); infortuni importantissimi (Wijnaldum e Zaniolo su tutti) e molto altro, si traccia una linea.
Però qui siamo a Roma, e i moti carbonari e la Carboneria sono attualità ad ogni sbandata. Le tre vittorie diventano inutili perché fatte con tre compagini minori, il più vincente torna bollito, l’ultima vittoria europea di una compagine italiana viene dimenticata e il marcio torna a galla come se tutto il bene fatto sin qui venisse cancellato con un colpo di spugna.
Quindi un consiglio ai carbonari, lasciate stare i moti; la carbonella (e specialmente il vino), ed anche se meritereste solo carbone (quello della Befana ma siamo fuori stagione), fatevi una bella Carbonara in onore della Roma, di Tiago Pinto e di Mourinho, e solamente dopo vedrete le cose da un ottica sicuramente migliore.