di Giuseppe Vignola
Ogni stagione ci si pone sempre lo stesso interrogativo: Che cosa manca al nostro calcio rispetto a quello inglese, spagnolo, tedesco o francese?. La prima fase delle eliminazione dirette delle italiane ha sorpreso. Per quanto riguarda Conference League ed Europa League, infatti, le italiane hanno superato tutte il proprio impegno. In Champions League l’andata degli ottavi ha visto, invece, vittoriose Napoli, Milan e Inter. Le milanesi, però, sono riuscite ad avere un vantaggio minimo per il ritorno in trasferta, mentre i partenopei hanno messo una buona ipoteca in vista della partita in casa. Non va dimenticato, comunque, che nelle coppe abbiamo subito due retrocessioni. La Juventus è scesa dalla Champions League all’Europa League, mentre la Lazio dall’Europa League alla Conference League. A mio modo di vedere una cosa che manca molto in questo momento è la possibilità economica. La Premier League è lontana anni luce per gli introiti, ma anche Bundesliga e Liga non scherzano. Nella Ligue 1 il livello medio di introiti è simile, con la differenze che il campionato francese ha una società come il Paris Saint-Germain. Credo che l’unico modo per combattere questa differenza economica, oltre a cercare di incentivare la costruzione di strutture, sia il rendere il più competitivo possibile il nostro campionato. Dando un occhio al passato la Serie A era a 16 squadre. Il calcio italiano in questo momento non ha la potenza economica per restare a 20. Continuando ad avere un campionato così numeroso si rischia di vare ogni anno 1-2 team che a febbraio-marzo sono già condannate. Portandolo a 16, in questo momento, le tre condannate sarebbero Salernitana, Lecce e Sassuolo. Ragionandoci su i pugliesi hanno fermato tantissime big del nostro campionato e sarebbero comunque condannati. Tra le altre cose il distacco tra la terzultima e l’ottavo posto disterebbe solamente 8 punti. Ciò comporterebbe una lotta davvero ostica per ogni punto e ci leverebbe quelle squadre che non lottano, quasi mai, né per l’Europa né per la retrocessione. Questa può essere una piccola soluzione oltre a varie riforme che devono essere pensate e strutturate per riportare un’italiana sul tetto d’Europa.