di Alessia Fratarcangeli
CAMMINO – Un’attesa lunga quarantaquattro anni quella dei tifosi ungheresi. L’ultima nazionale magiara ad approdare ad una fase finale del Campionato Europeo era infatti quella del 1972. Il girone di qualificazione ha visto l’undici in maglia rossa terminare al terzo posto, dietro alla sorprendente Irlanda del Nord e ai “vicini di casa” della Romania. Ma la doppia vittoria nello spareggio contro la Norvegia ha spalancato le porte di EURO 2016; non male, per una squadra che aveva iniziato con una sconfitta casalinga contro l’Irlanda del Nord, costata l’esonero all’allora tecnico Pinter e che a metà 2015 ha visto anche l’allenatore successivo, Dardai, abbandonare la panchina.
ROSA – Il nuovo allenatore, il tedesco Bernd Storck, può contare su una vecchia guardia di spessore, in grado di accompagnare la nuova generazione di calciatori magiari. In porta resiste Gabor Kiraly, quarant’anni suonati, famoso come “il portiere con la tuta” di Herta Berlino, Crystal Palace e Monaco 1860. Gli altri senatori sono Zoltán Gera, che ha alle spalle una buona carriera in Premier League, e il capitano, Balázs Dzsudzsák, funambolica ala, spesso accostata a club di livello in sede di calciomercato. Tra le giovani leve, che militano per la maggior parte in patria, in fase di qualificazione si sono distinti Ádám Nagy e László Kleinheisler.
ASPETTI NEGATIVI – La rosa non trabocca di esperienza in campo internazionale, se si escludono i “grandi vecchi”. Il fatto di giocare in un girone tutto sommato abbordabile, naturalmente se non si considera il favoritissimo Portogallo, rischia di creare grattacapi all’Ungheria, che ha dimostrato di sapersela giocare molto bene quando è sfavorita, ma che a volte tende a sottovalutare l’avversario se ritiene di poter fare la partita.
COME GIOCA – Gli uomini di Storck alternano un classico 4-4-2 che punta sulle accelerazioni delle ali, in particolare di capitan Dzsudzsák, a un 4-5-1 decisamente più coperto, con più quantità a centrocampo e una punta più rapida (Nemeth o Priskin) per sfruttare le ripartenze. A volte gli elementi di qualità tendono a rimanere un po’ isolati, vittime del tasso tecnico non propriamente eccelso del resto della squadra, ma l’undici ungherese sopperisce alle carenze con la disciplina tattica; non per niente, i magiari sembrano trovarsi più a loro agio quando devono difendersi, piuttosto che in fase di possesso palla.
I CONVOCATI – (Portieri) Király, Dibusz, Gulácsi, Megyeri; (Difensori) Fiola, Lovrencsics, Bese, Guzmics, Juhász, Kocsis, Lang, Pintér, Korcsmár, Kádár, Korhut; (Centrocampisti) Elek, Gera, Nagy, Vida, Kleinheisler, Sallai; (Attaccanti) Dzsudzsák, Stieber, Gyurcsó, Szalai, Németh, Nikolic, Priskin, Böde, Lencse.