di Massimo Fabi
Tanta fatica per il Cile che sul filo di lana riesce a strappare la vittoria contro la Bolivia ufficialmente eliminata. Un successo in sé meritato, avendo dominato sulla Verde per l’intera gara, ma che arriva in modo contestatissimo, nel pieno degli otto minuti di extra time e per un calcio di rigore molto dubbio trasformato da Vidal autore di una doppietta. Dopo che l’ex Juve aveva sbloccato la situazione ad inizio della ripresa, la punizione magistrale di Jhasmani Campos, al primo sussulto avversario, gelava Claudio Bravo dando segnali di come questa non sia probabilmente la Copa del Cile, a un anno di distanza dal 5-0 rifilato ai boliviani e dal trionfo finale in terra nazionale. Al Gillette Stadium di Foxborough ci sono tra l’altro solo 19.392 spettatori: un ambiente totalmente diverso da quello incandescente delle notti di una estate fa a Santiago, a cui si aggiunge la maledizione di una palla che non vuole entrare nel forcing finale di Sanchez e compagni. Se la fortuna non sorride a Juan Antonio Pizzi, chiamato a reggere la pesante eredità di Sampaoli, ci pensa il direttore di gara Jair Marrufo a regalare alla Roja quei tre punti indispensabili nel raggiungere Panamá al secondo posto. L’arbitro statunitense approfitta del gioco fermo allo scadere, dovuto a una botta subita dal difensore boliviano Eguino, per assegnare ben otto minuti di recupero: troppi secondo la panchina del c.t. Baldivieso, andando su tutte le furie. Al 97’ arriverà l’episodio capitale: cross di uno scatenato Sanchez, la sfera finisce sulla spalla di Gutierrez, oltretutto con il braccio attaccato al corpo, e Marrufo asseconda la segnalazione del guardialinee indicando il tiro dagli undici metri. In pochi istanti il Cile passa dal purgatorio al paradiso: al centesimo minuto Vidal non sbaglia, cancellando parzialmente il ko con l’Argentina. Una dinamica che riporta alla mente quello che accadde nella semifinale di Gold Cup del luglio 2015 tra Messico e Panamá, quando un penalty inesistente assegnato al 99’ consentì ai messicani di andare ai supplementari dove poi avrebbero avuto la meglio grazie a un nuovo tiro dal dischetto. Dopo quella partita i panamensi diedero alla CONCACAF l’etichetta di ‘ladrones’ e corrotti. Anche in una edizione speciale come il Centenario CONMEBOL, visto in tutto il mondo, c’è la sensazione che si sia voluto favorire la squadra più blasonata per mantenere alto il prestigio della competizione. Ora il Cile ha il destino in mano: basterà un pareggio con Panamá per accedere ai quarti vista la miglior differenza reti.