NON CHIAMATELI TIFOSI

Posted By on Giu 17, 2016 | 0 comments


TIZIANO VILLANACCI

Minuto 83 di Repubblica Ceca – Croazia: 2-1 per i crociati grazie alle reti di Perisic nel primo tempo e Rakitic nel secondo. Il subentrato Skoda rieccende le speranze dei cechi. Diventeranno certezze grazie al rigore trasformato da Necid.

Un epilogo che forse ha un antefatto: Dalla Curva Nord dello stadio Stade Geoffroy-Guichard di Saint-Étienne volano 13 fumogeni sul terreno di gioco. Un petardo colpisce in pieno uno steward entrato in campo per domare il fuoco. L’ennesima bravata degli pseudotifosi al seguito ha deconcentrato la Croazia facendo si che la squadra di Cacic commettesse il grave errore che ha portato Necid a segnare su rigore il 2-2 che tiene ancora viva la Repubblica Ceca.

Resta da capire da dove provengono fumogeni e petardi. I tifosi della Croazia, che già nelle qualificazioni avevano dato prova delle loro bellicose intenzioni. Punite con un punto di penalizzazione, figlio della follia perpetrata a San Siro contro l’Italia. Situazione analoga: petardi e fumogeni in campo, striscioni e cori razzisti.

Ma chi sono questi pseudotifosi? La Croazia ha una particolarità: è seguita da gran parte dei tifosi della frangia di estrema destra della Dinamo Zagabria, conosciuta con il nome di Bad Blue Boys. Non a caso è sempre visibile uno striscione con una U grande, simbolo dell’Ustacia, gruppo di fascisti croati che nella seconda guerra mondiale si sono resi protagonisti di stermini contro ebrei, serbi e zingari. Questo gruppo ricalca sentimenti ultranazionalistici- Il loro capo si chiama Zlatko Sudac, un “Padre Pio croato” in cerca perenne di contatti anche con i ritiri della nazionale, specie nelle manifestazioni più importanti.

Un vero peccato: quanto accaduto sugli spalti stride con l’atteggiamento in campo. Durante l’inno croato, Dario Srna, il capitano, è scoppiato in lacrime: era venuto a conoscenza della morte del padre al termine di Croazia – Turchia. Ha deciso di tornare per i funerali in patria e poi giocare la partita odierna per onorare lui e la sua nazione. Un comportamento da leader, da simbolo, rovinato da chi queste emozioni non le comprenderà mai.

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