Luigi Pellicone
Si riparte. A testa alta. C’è un secondo posto da difendere, un calendario in discesa e una finale di Coppa Italia da conquistare. Tanta roba. Quanto basta per tornare a correre. La Roma raccoglie i cocci e si appresta con fiducia alla sfida con il Sassuolo, uscito sempre indenne dall’Olimpico. La sfida con gli emiliani arriva due giorni dopo la batosta europea. Poco tempo per riassorbire la botta e preparare la gara. Spalletti non se ne preoccupa: ritiene che la partita con il Lione lasci comunque qualcosa in eredità. In particolare, la certezza di essere competitivi. “Il livello è quello: la sfortuna può togliere un risultato, ma non determinare destini, né minare la professionalità. La differenza è nel sudore, è nell’impegno”.
Il Sassuolo viene da una stagione al di sotto delle aspettative, ma resta un avversario scomodo: ha qualità e fisionomia precisa. Vocazione offensiva, retta da fraseggi e verticalizzazioni. Indispensabile, nell’affrontarlo, non lasciare spazio fra le linee. Attenzione, fra l’altro, a un possibile cambio di filosofia. Di Francesco potrebbe puntare sul classico “arrocco” e cercare spazi sull’errore di impostazione. In questa ottica, non è utopia pensare che gli emiliani abbasseranno il baricentro e creeranno densità a centrocampo, in modo da costringere Manolas e Rudiger, non esattamente a loro agio palla al piede, a costruire gioco. Fra l’altro, la difesa subisce qualche gol di troppo. Spalletti accoglie l’obiezione, solo parzialmente. Si parla di calciatori che hanno margini di miglioramento. E di un reparto falcidiato, messo in piedi in poco tempo. Il tedesco, in particolare, ha iniziato il campionato a fine ottobre. Mario Rui si è infortunato. Fazio è arrivato pochi giorni prima dell’inizio del campionato. Jesus, gli ultimi giorni di ritiro. In ogni caso, non ci sono alternative: serve vincere. Se non altro per non avere rimpianti e rispondere presente in caso di eventuali passi falsi di chi è davanti o insegue. Questo miniciclo può dare lo slancio per una volata. E la Roma ha il dovere di esserci.