Francesco Falzarano
Esattamente due mesi fa, in una spettacolare cornice di pubblico, il Benevento andava in scena contro il Bari: una vittoria sarebbe valsa il primato. Così non è andata, ma questo tracollo dei giallorossi non l’avrebbero immaginato nemmeno tra i più pessimisti. In due mesi, tutto è cambiato. Vociare, chiacchiericcio, esoneri veri o presunti, ritiro, quindi il ritorno alla realtà per un popolo che dalla scorsa stagione stava sognando ad occhi aperti.
I dati sono impietosi: nelle ultime dodici partite, sette sconfitte, tre pareggi e due vittorie. Nei primi ventisei turni, il Benevento, aveva subito diciannove goal, ed era la miglior difesa del campionato, il “Ciro Vigorito” era un fortino inespugnabile, la squadra era unita, divertiva e si divertiva. Qualcosa si è inceppato. L’involuzione é impressionante. Venti goal subiti, il fortino di casa violato, la vetta lontana ed i playoff in bilico. Ma non possono essere solo i numeri a evidenziare una crisi, c’è qualcosa di più profondo. Inizialmente si è parlato di un contraccolpo psicologico alla sconfitta con il Bari: il gioco c’era. Iniziavano a mancare i risultati. Baroni ha sempre dato l’impressione di avere in mano il polso della squadra, fino a Brescia, quando è scattato il ritiro.
I più critici urlano all’esonero da settimane, ma non è solo colpa del tecnico. I calciatori sono i principali responsabili: l’armonia e l’euforia che c’era non c’è più, soprattutto tra i giocatori di maggior talento. Si tocca con mano una certa tensione e la mancanza di sintonia evidente mesi fa e fondamentale per un gruppo vincente. Dunque? Bisogna guardarsi in faccia nelle silenti (?) mura dello spogliatoio. All’orizzonte un derby da brividi in casa contro l’Avellino quando i giallorossi avranno tutto da perdere. O forse no: perché proprio il derby potrebbe essere l’occasione giusta per riavvicinare i tifosi, ricreare entusiasmo, e ripartire: c’è una stagione ancora tutta da scrivere e dei playoff nel mirino che possono ricominciare a far sognare.