GIANDOMENICO TISEO
Finale particolare. Anche l’ultimo atto di Coppa Italia 2017, allo Stadio Olimpico di Roma, tra Lazio e Juventus non fa eccezione. Tanti gli scontri in campo.
Protagonisti più attesi? Ciro Immobile, cresciuto a pane e Juve nel suo passato, pronto a sfidare la BBBC e dimostrare di essere un attaccante degno della maglia che indossa. Higuain motivato a confermarsi attaccante implacabile quando ha di fronte i colori biancocelesti ( 13 gol in 11 partite tra Serie A (12 gol in otto match) e Coppa Italia (un gol in tre match) con le maglie di Juve e Napoli) per fare alcuni esempi.
Occhio, però, all’incidenza delle scelte di Allegri e Inzaghi. Due allenatori un po’ sottovalutati dalle rispettive piazze. Il toscano, nonostante una finale di Champions (2015) e due scudetti vinti, ha sempre ricevuto appunti circa l’eccessivo tatticismo che non permetterebbe, soprattutto, agli attaccanti bianconeri di esprimersi al 100%. Considerazione discutibile: il discepolo calcistico di Giovanni Galeone ha rivoltato la squadra da quella sconfitta di Firenze di inizio 2017 passando all’arcinoto 4-2-3-1 con Cuadrado, Higuain, Dybala e Mandzukic tutti in campo “Allegramente”. Un cambio di modulo crocevia dell’eccezionale percorso in tutte le competizioni a cui la Vecchia Signora ha preso parte e culminato nella finale di Champions contro il Real Madrid a Cardiff. Difficile pensare che chi non sia in grado di dare un’identità ad una compagine sappia arrivare per ben due volte (in tre anni) all’ultimo appuntamento della massima rassegna continentale per club.
Sul versante laziale la storia è ancora più curiosa. In teoria, nell’estate 2016, sulla panchina ci sarebbe dovuto essere il Loco Bielsa mentre il fratello di Pippo, come molti lo definiscono, era già in partenza, destinazione: Salerno in Serie B. Le cose sono andate diversamente e lo scetticismo ed i malumori sono stati messi alle spalle. Tante le criticità da affrontare oltre alla grana “Keita” di inizio anno ad un passo dall’addio. Inzaghi però ha saputo gestire la situazione, comprendendo le esigenze di tutti e soprattutto motivando i giocatori. Un trascinatore l’ex bomber che però nel corso di quest’annata ha dimostrato di essere molto preparato tatticamente. Il passaggio alla difesa a tre ed il citato Keita (15 gol) e Immobile (22 gol) hanno portato l’Aquila in Europa, ottenendo 19 punti in più rispetto allo scorso campionato. Un dato inconfutabile della bontà del lavoro del 41enne di Piacenza.