di Giorgio Dusi
33 passaggi positivi, 10 occasioni create, 8 volte in cui ha mandato al tiro i compagni, 3 cross, 2 assist (e mezzo), 2 sponde, 2 tiri nello specchio, 1 gol. Statistiche che parlano. Eppure riassumere la prestazione massiccia di Josip Ilicic contro l’Apollon Limassol con i numeri non rende ancora del tutto l’idea di quanto il 72 nerazzurro sposti gli equilibri in campo europeo, aldilà del 3-1 del Mapei Stadium. L’Atalanta ha tra le mani un gioiello, lo sanno bene a Palermo e Firenze, dove la sua classe ha sovente illuminato la scena. Nella gara di Europa League contro i ciprioti, però, l’espressione del talento nativo della Bosnia, di origini croate e di nazionalità slovena, è stata massima, almeno per quanto concerne l’esperienza orobica.
Proprio all’ombra delle mura di Città Alta, location più suggestiva della città lombarda, Ilicic sembra aver trovato la propria comfort zone, il piccolo angolo di paradiso nel quale esprimersi al meglio. Si potrebbe obiettare che non massimizzare il proprio rendimento in quest’Atalanta targata Gasperini sarebbe sinonimo di scarsa attitudine e talento, ma tra la prestazione da sei e mezzo e quella da otto la differenza è comunque abissale. La Gazzetta dello Sport, la quale ha fornito i numeri di apertura (precisazione doverosa: il mezzo assist è la traversa colpita da Gomez da sette metri, ispirata ancora dal solito noto col 72 sulla schiena), lo ha apostrofato come “calamita di palloni”, “indemoniato”, “è sembrato un dio sul campo”. Epiteti di un qual certo peso che, alla luce del verdetto del campo, difficilmente possono essere contraddetti.
Al Mapei Stadium Ilicic ha disputato una partita in primo luogo intelligente, carpendo da subito i punti deboli della ragnatela (di scarsa fattura) dell’Apollon, tagliandone ripetutamente i fili agendo soprattutto nel mezzo spazio destro, costantemente alle spalle del centrocampo cipriota, potendo con il mancino puntare l’area e la porta. Il risultato è stato un cocktail letale che ha tramortito ogni tipo di ambizione ospite, dopo i due punti raccolti contro Lione ed Everton: i tagli di Gomez, gli inserimenti di Freuler e i movimenti di Petagna sono stati la cornice all’interno della quale il talento sloveno ha dipinto la propria partita. L’highlight è l’assist geniale di petto che ha mandato Freuler ad archiviare la pratica in diagonale.
Con questa prestazione, l’ex Palermo e Fiorentina lancia un segnale importante prima di tutto a Gasperini, già conscio di avere tra le mani un talento raro, ma capace soprattutto di essere decisivo in ambito europeo, dove spesso creare episodi e giocate conta più di essere solidi. Una tesi che si riproporrà con prepotenza nelle fasi ad eliminazione diretta, dalla quale l’Atalanta dista quattro punti, da raccogliere tra Liverpool, Nicosia e di nuovo Reggio Emilia. Da lì in poi sarà in primis divertimento per i tifosi, oltre che un sogno: con un Ilicic così in formato Europa, immaginare un nuovo viaggio a Lione – ma a maggio e con un trofeo in palio – non è utopico.