di Giorgio Dusi
Andreas Cornelius c’è. E decide Atalanta-Bologna. Gasperini gli aveva dato un’opportunità enorme di mettersi in luce contro la Juventus, ma la sua permanenza in campo è durata mezz’ora. Sostituzione per scelta tecnica, peraltro azzeccata. Ieri, invece, il danese è tornato a coprire il ruolo da subentrante, nella maniera migliore possibile: chirurgico sinistro sul palo lontano, per gelare Mirante e regalare alla Dea la terza vittoria in campionato.
Il riscatto dell’attaccante ex Cardiff e Copenhagen è coinciso con l’assenza di Gomez, la quale era pesata enormemente nella trasferta di Genova contro la Sampdoria. Anche nella nona giornata di Serie A si è sentita la mancanza del leader tecnico nerazzurro: poche le occasioni nerazzurre fino al gol del vantaggio, quasi un episodio in una gara che nel primo tempo ha offerto pochi spunti. Meglio la ripresa, ma la soluzione vincente è arrivata dalla panchina, con un attaccante: esattamente come accaduto contro il Sassuolo, quando fu Petagna ad essere decisivo da subentrante.
Stavolta, invece, è toccato al danese gonfiare la rete, mandando a referto il secondo gol della sua esperienza bergamasca, dopo aver segnato proprio contro i sopracitati neroverdi, al quale va aggiunto l’assist per Freuler nel pareggio sul campo della Fiorentina. Due reti ed un assist che hanno fruttato due vittorie ed un pareggio, un bottino discreto se rapportato ai soli 239 minuti giocati in campionato nelle prime nove uscite.
Il ruolo di Cornelius, però, sembra essere effettivamente questo: uomo da turnover e soprattutto subentrante quasi fisso. Può permettere a Petagna di rifiatare, ma allo stesso tempo affiancarlo in una coppia d’attacco pericolosissima nel gioco aereo. Il danese ha chiare le gerarchie, sa di non essere una prima scelta, ma sa gestire i propri compiti al meglio. Dopo aver rischiato l’epurazione con l’inguardabile mezz’ora contro la Juventus, il suo urlo liberatorio con la rete al Bologna: l’Atalanta riscopre una risorsa. Cornelius c’è, e si sente.