di Elia Faggion
Questione di punti di vista. Come in uno specchio rotto, dal quale il riflesso si distorce in figure ambigue, spezzate, quasi prive di senso. Inter-Sampdoria è stata una partita strana, stranissima, ma bella da non dormirci la notte.
Lo specchio di Spalletti riflette fondamentalmente due proiezioni opposte della stessa figura: l’Inter straordinaria, fugace, divertente e divertita dei primi 55 minuti. Poi quella scarica, stordita e languida della mezzora finale. Quasi per ricordarci, qualora ce lo fossimo dimenticati, che la bellezza è un concetto effimero. Esattamente come il volo di una farfalla.
Allo stadio, ieri sera, almeno per un’ora, la palla è volata per davvero. Chiedetelo a quelli della Samp: il primo tempo poteva finire tranquillamente 5-0. L’immagine dell’Inter è rotonda, limpida, indefettibile, semplicemente perfetta. Poi la crepa nello specchio, ed ecco lo stordimento. Esce con coraggio la Samp, che è come la malerba: se non la estirpi dalle radici, prima o poi, da qualche parte risbuca fuori. Questa forza di restare abbarbicati alla vita, anche se tutto intorno è oscuro e desolante, deve far pensare Giampaolo. La sua squadra è forte, pungente, giuliva, leggera. Danza meravigliosamente, e soprattutto ha voglia di restare insieme.
San Siro nei minuti finali deve addirittura nascondere il pallone al bambino, altrimenti rischia di farsi male sul serio. Alla fine il risultato ha premiato la più forte, oltre all’emozionalità del campionato, che gode ancora di tanto traffico e incognite al vertice. L’Inter dopo il derby spuntato sembra aver preso coscienza di poter puntare davvero più in alto, resistendo prima ai colpi del Napoli e poi scherzando un’ora con la Samp. Ma deve ricordarsi che le partite durano 90 minuti.
Dall’altra parte una Samp che non esce ridimensionata da San Siro, avendo addirittura rischiato di pareggiare contro la migliore versione interista degli ultimi anni. La strada è quella giusta, complimenti a Giampaolo e ai suoi ragazzini terribili.