di Elia Faggion
Dopo la prima sconfitta casalinga della stagione, arriva anche quella esterna. L’Inter di Spalletti capitola al Mapei Stadium, punita dal Sassuolo di Diego Falcinelli, che l’anno scorso fu ancora decisivo contro i nerazzurri, con una doppietta allo Scida (giocava col Crotone).
L’Inter (senza Vecino squalificato) scende in campo con Gagliardini, novità Cancelo a destra e D’Ambrosio al posto di Santon – che contro l’Udinese non aveva di certo brillato. Iachini invece conferma un 4-3-3 assolutamente contropiedista, con un centrocampo molto robusto (Duncan-Magnanelli-Missiroli) e un tridente davvero rapido (Berardi-Falcinelli-Politano), soprattutto negli esterni.
I neroverdi hanno impostato la gara in maniera simile all’Udinese di Oddo, seppur utilizzando un modulo di gioco indifferente. L’intenzione di coprire prima il centro con grande densità e presenza, e poi limitare l’inerzia del gioco interista esternamente (perché l’Inter va sempre sulle fasce), si è rivelata ancora una volta la tattica vincente. Come una settimana fa, i terzini dell’ Inter vengono presi dalle mezzali avversarie, che così hanno permesso agli esterni Politano e Berardi di mantenere una posizione avanzata in caso di contropiede.
Tattica alla quale Spalletti non è riuscito a rispondere efficacemente, avendo poche frecce nella faretra. C’è da dire checomunque l’Inter ha dominato la partita (era lecito aspettarselo) e creato occasioni da gol importanti. Ma Icardi oggi non aveva lo stesso smalto del solito (ha sbagliato anche un rigore), così come Perisic, che sì ha vinto molti duelli aerei contro Lirola, ma poi poco nulla. Entrano male Eder (vanifica un’ottima sponda di Icardi mandando il pallone sul fondo), e Dalbert (entra nervoso e disattento, commette falli e si fa saltare subito da Politano).
Insomma, non è crisi Inter, perché obbiettivamente la squadra sta raccogliendo molto più delle aspettative.. ma adesso è chiaro che c’è bisogno di qualcosa in più, soprattutto a livello di personalità e di idee. Il palleggio continua ad essere lento e prevedibile, la squadra ha due-tre soluzioni che vengono prontamente contrastate dagli avversari, che ora conoscono le contromisure. La palla passa a Spalletti, che dovrà essere abile a dare imprevedibilità ad un sistema cotto, mangiato, e pure digerito.