Michele D’Alessio
Se il derby di Milano di ieri sera fosse stato un incontro di pugilato, il braccio alzato in segno di vittoria sarebbe stato quello di Stefano Pioli. Ma il calcio non è la boxe, e l’Inter che secondo ogni statistica ha avuto la meglio sul Milan, si è spartita la posta in palio con la controparte cittadina.
Anche questo è il bello del calcio se vogliamo. L’Inter di Pioli stupisce nel primo tempo, quando porta davanti a Donnarumma tante azioni pericolose senza mai concretizzare. Il baricentro della squadra è alto, il Milan rimane schiacciato dietro, e in molti pensano che De Boer sia soltanto un lontano ricordo.
Poco prima della pausa però, riecco i fantasmi. Suso salta Ansaldi in versione Mannequin Challenge e tira a giro all’angolino, portando avanti Montella.
Nella ripresa l’Inter non si sfalda e la rimette in piedi con un gol da cineteca di Candreva, che con una botta da fuori area dà il benvenuto al tecnico di Parma, col quale aveva avuto qualche frizione ai tempi della Lazio.
L’Inter sembra poter prevalere, quando Joao Mario entra in area ma il suo tiro viene ribattuto. Sul capovolgimento di fronte è ancora Suso che da pochi metri batte Handanovic.
Il derby sembra stregato per l’Inter, che oltre a costruire tanto ha il torno di non tesaurizzare nulla o quasi di quanto prodotto. Pioli butta nella mischia Nagatomo e il redivivo Jovetic per cercare almeno il pareggio.
Il gol arriva con Perisic in pieno recupero, per un pareggio meritato. Anzi, forse per statistiche (numeri di calcio d’angolo, tiri, cross) l’Inter meritava qualcosa in più. Ma non c’è è tempo per i rimpianti: la nuova filosofia di Pioli dice di ragionare “partita per partita”, per vedere alla fine dove si arriva.
P.S. In un tempo in cui ormai le squadre hanno almeno tre maglie diverse, per il derby si sarebbe potuta trovare una soluzione cromatica migliore. Le casacche, entrambe orientate allo scuro, si confondevano con molta facilità, e il telespettatore era messo a dura prova in quanto chiamato a riconoscere i pantaloncini.