Alessandro Nardo
C’era una volta l’Italia che dominava il calcio europeo, la serie A era il campionato più ambito dai giocatori stranieri ed oltre alle affermazioni delle big nelle maggiori competizioni europee c’erano le cosiddette piccole che raggiungevano i massimi livelli di queste competizioni: come La Sampdoria che raggiunse due finali di Coppa delle Coppe nel 1988\89 e nel 1989\90 riuscendo nell’impresa di vincerla alla seconda occasione, senza contare ovviamente la Finale della Coppa dei Campioni del 1991-92 persa col Barcellona a Wembley. l’Atalanta ed il Bologna che nella Coppa Uefa 1990\91 raggiunsero i Quarti di finale per essere sconfitte rispettivamente dall’Inter (che vincerà il trofeo in una finale tutta italiana contro la Roma) e dallo Sporting Lisbona. Il Torino del 1991\92 cedette in finale davanti all’Ajax (ed a tre pali), dopo aver eliminato in semifinale il Real Madrid. Il Genoa nello stesso anno sconfisse il Liverpool e venne eliminata poi in semifinale dai lanceri. Il Cagliari, che l’anno successivo sfiorò l’impresa raggiungendo la semifinale della Coppa Uefa per essere battuta solo dall’Inter, che vinse il trofeo, ma i Sardi riuscirono a metterli in grande difficoltà dato che s’imposero per 3-2 nella gara d’andata prima di cedere 3-0 a San Siro. Inoltre in quei anni il Parma, che fino ad allora era stata una squadra piuttosto anonima, con un passato anche nella serie D vinse ben 2 Coppe Uefa (la prima in una finale tutta italiana contro la Juventus), una Super Coppa Europea (anche questa in una finale tutta Italiana contro il Milan), ed una Coppa delle Coppe. Poi cambiò tutto: anche il mondo del calcio iniziò a sentire la crisi, calarono gli investimenti e soprattutto non c’era più la voglia o la competenza per scoprire nuovi talenti. Inoltre campionati come la Liga, ma soprattutto la Premier League crebbero in maniera esponenziale tanto da attirare sponsor e investitori per poi riuscire a superare la Serie A in spettacolarità, appeal e guadagni. Adesso però è diverso, qualcosa forse si sta muovendo: secondo una statistica del sito goal.com ci sono ben quattro italiane tra le prime 15 squadre europee che fino a questo momento hanno speso di più sul mercato. Si tratta del Napoli (15esimo con 46.75 milioni spesi), ovviamente della Juventus (ottava, con 77 milioni spesi), della Roma (con una spesa pari ad 88 milioni di euro) ed il Milan, che si trova sulla vetta di questa speciale classifica con 189 milioni di euro investiti sul mercato. Il fatto che la squadra rossonera si trovi in testa a questa classifica è una boccata d’aria fresca per tutto il movimento: infatti gli investitori cinesi potrebbero aver aperto un canale che porterà nuovi mecenati ad investire nel nostro campionato e dato che dalla prossima stagione le italiane che accederanno direttamente ai gironi della Champions League saranno di nuovo quattro potrebbe essere una piccola sicurezza in più per chi vorrebbe investire. Come si può immaginare questa classifica è popolata da molte squadre inglesi (Chelsea, le due squadre di Manchester, l’Arsenal e l’Huddersfield, società dal passato glorioso ma dal presente mediocre). La cosa che sorprende positivamente è che club che non sono guidati da proprietà ricchissime come il Napoli e la Roma abbiano speso le stesse cifre, se non qualcosa in più rispetto a squadroni come Arsenal, Zenit e Monaco. Non so se questo basterà per rilanciare definitivamente il “made in Italy” ma sicuramente, assieme alla costruzione di nuovi stadi che permettano di vivere l’impianto sette giorni su sette con negozi, centri commerciali, cinema, ristoranti, e così via (oltre magari a permettere agli spettatori di vedere la partita al meglio da ogni angolo dello stadio) sarebbe un importantissimo primo passo.