di Alessandro Nardi
“Pepito” Rossi sbarca a Genova per l’ennesimo inizio della sua sfortunata carriera. La storia di questo talento, sicuramente uno dei più luminosi degli ultimi anni è molto diversa rispetto a quelle di tanti suoi colleghi. A limitarlo non è stato il suo carattere, con capricci ed imperizie varie, ma il suo fisico. Esplose presto, prestissimo ed andò al Manchester United, come molti ragazzi in quel periodo e poi al Newecastle, fino a tornare al Parma, dove fece benissimo. La Nazionale sembrava aver trovato il talento su cui puntare nell’immediato e trionfale post-mondiale del 2006 e il Villarral la nuova stella da affiancare ai vari Godin, Pires, Capdevila e Cazorla. Giuseppe non tradì le attese e quando andò via divenne il miglior marcatore della storia di questo club con 82 gol, ma già da qui iniziò il suo calvario con gli infortuni. Subì infatti un problema al menisco che lo tenne fuori per circa 40 giorni, ma poi il 27 ottobre 2011 si ruppe il legamento crociato e fu costretto a rimanere ai box fino al 6 maggio 2013. Nel frattempo Rossi si era trasferito alla Fiorentina, tornò in campo, lo fece in maniera trionfale siglando una tripletta alla storica nemica, la Juventus, ma poco dopo subì lo stesso infortunio. La sfortuna si sa, quanto ti si “appiccica” addosso è difficilissimo mandarla via ed un anno e mezzo dopo, ad agosto il numero 22 si rompe il legamento collaterale. E’ la fine della sua storia in viola, ma non della sua carriera. “Pepito” non sarà fatto di ferro muscolarmente, ma caratterialmente sì, torna a giocare in Spagna e trascina il Levante fino ad un passo dall’impresa di una salvezza giudicata impossibile da tutti, poi l’anno successivo si trasferisce al Celta Vigo e segna in coppa del Rey, in Europa League ed in campionato, dove a quattro anni di distanza torna a siglare una tripletta. Il destino però, spesso disegna linee e traiettorie insondabili, ed infatti proprio come al tempo della Fiorentina, dopo la sua ultima tripletta subisce di nuovo la rottura del legamento crociato. Si opera e finisce senza squadra. Adesso è il Genoa a dargli un’ulteriore possibilità. La cosa che fa riflettere più di tutte però, è l’enorme contributo che questo straordinario talento avrebbe potuto dare alla nostra, malconcia nazionale, se non avesse subito così tanti infortuni. Rossi ha solo 30 anni e sicuramente sarebbe stato la “stella” di questa squadra e c’è da pensare su quale altro spessore avrebbe avuto l’Italia e quante altre soluzioni tattiche avrebbe avuto l’ormai ex CT Ventura. Per natura “Pepito” è una punta centrale, avrebbe potuto comporre un grande tandem assieme a Belotti, i due per caratteristiche fisiche e tecniche si sarebbero completati perfettamente, con Insigne a giostrare alle loro spalle. Avrebbe potuto fare coppia con Immobile, giocando da seconda punta gli avrebbe ruotato intorno e sarebbe stato letale negli spazi fornitigli dal centravanti delle Lazio. Oppure avrebbe potuto essere lui il trequartista, l’ispiratore della manovra azzurra ai mondiali per i quali certamente ci saremmo qualificati. Ma avrebbe potuto anche smettere dopo la tripletta alla Juventus. Bentornato “Pepito”.