Giandomenico Tiseo
Nessuna parola, nessuna reazione, solo il silenzio: una rumorosa quiete quella degli ultimi 20′ di Frosinone-Sassuolo, tra gli spalti del “Benito Stirpe”. Sconforto e delusione nel cuore dei tifosi gialloazzurri, angustiati per una squadra che non c’è, non lotta ed ha perso in un battibaleno le poche certezze acquisite in precedenza. Sono trascorse 16 giornate in questo campionato di calcio di Serie A e i canarini tra le mura amiche ancora non hanno vinto e nel contempo il ko contro i neroverdi ha fatto arrivare la compagine di Moreno Longo alla doppia cifra in quest’ultimo dato.
Parlare di tattica per la prestazione di ieri è quasi superfluo quando vengono a mancare le basi principali per la costruzione di una squadra: l’unità di intenti. La guida del tecnico è chiaramente compromessa e la polemica di quasi due settimane fa con Sportiello lo conferma. Si sta creando una spaccatura chiara nello spogliatoio e in un contesto del genere si fa fatica ad esprimere il 100% in campo. Molti chiedono la testa dell’allenatore ma nello stesso tempo sono evidenti le responsabilità dei calciatori, non pervenuti in un incontro di capitale importanza per credere nella salvezza.
Questa apatia agonistica fa spavento. La sensazione di una retrocessione quasi inevitabile è palpabile e lo si evince dallo spirito di una formazione priva di amor proprio. Non ci sono idee e anche i giocatori migliori vengono assorbiti dal nulla cosmico del gioco. Il tecnico forse dovrebbe fare un passo indietro. Si tratterebbe di un atto di responsabilità e non di resa.
Nel marasma ciociaro il silenzio di Maurizio Stirpe è la rappresentazione di un’attenta riflessione. La possibile cacciata di Longo avrebbe un costo e lo stesso dicasi per l’eventuale nuovo tecnico che richiederebbe garanzie. Si è in una situazione difficile e il n.1 frusinate deve comprendere cosa sia meglio per il bene della sua squadra. La salvezza è la raffigurazione di un’oasi nel deserto e spetta ai dirigenti del club tracciare i prossimi obiettivi.