(di Gianluca Guarnieri) Sembrava tutto finito. Che il sogno fosse destinato a frantumarsi e a lasciare il posto all’amarezza e alla profonda delusione. Ma quella volta invece andò in modo diverso. Il 6 maggio 2001 la Roma volò a Torino attesa dal big match con la Juventus, per giocarsi il titolo. La capolista giallorossa era reduce dal pari nel derby con la Lazio, altra inseguitrice e doveva uscire dal capoluogo piemontese con un buon risultato per avvicinarsi ancora di più al tanto agognato obiettivo Scudetto, atteso da 18 anni, dopo i fasti dell’era Viola-Liedholm. Queste le formazioni: JUVENTUS: Van der Sar, Tudor, Iuliano (44′ st Ferrara), Montero, Pessotto, Zambrotta, Tacchinardi, Davids, Zidane, F.Inzaghi (40′ st Kovacevic), Del Piero (34′ st Conte sv). In panchina: Carini, Paramatti, O’Neill,Trezeguet. ROMA: Antonioli, Zebina, Samuel, Aldair, Cafu, Tommasi, Zanetti (14′ st Assuncao), Candela, Totti (14′ st Nakata), Batistuta, Delvecchio (1′ st Montella). In panchina: Lupatelli, Di Francesco, Rinaldi, Mangone. Le cose non andarono subito per il verso giusto: dopo soltanto 4′ i bianconeri andarono in vantaggio con Del Piero, abile ad anticipare di testa Antonioli, su cross di Zidane. Inizio shock vero e proprio, peggiorato dal raddoppio del francese di origine algerine, che batteva per la seconda volta il portiere giallorosso con un destro, dopo una percussione centrale, appena due minuti più tardi. Un incubo riuscito, avrebbe detto Francesco De Gregori. La Roma era ancora scossa e più di una volta rischiò il definitivo ko, con un’ azione di Zambrotta che fece venire i sudori freddi ad Antonioli, e con lo stesso portiere che andò a pasticciare su Davids, salvo poi salvarsi in corner con un filo di fortuna. Un primo tempo a dir poco da “horror” per i tifosi giunti a Torino in massa, costretti a sentire lo scherno ostile dei sostenitori bianconeri, ora convinti di poter eseguire una rimonta nelle giornate finali. Nella ripresa, il cambio: fuori Marco Delvecchio per Vincenzo Montella e poi Assuncao per Zanetti, insieme a Nakata per Capitan Totti e un piccolo miglioramento ci fu, con la Juventus però che mantenne il controllo delle operazioni. La svolta avvenne al 34′: il piccolo giapponese prende palla sulla trequarti e spara una cannonata che va ad insaccarsi sotto la traversa di Van Der Sar, vanamente proteso in tuffo. E’ la scossa. La Juve perse sicurezza, e sbando e la Roma ne approfittò senza indugi. Ancelotti cambiò Del Piero per il più ordinato tatticamente Conte ma non servì a nulla: al 45′ tocco appena fuori area di Candela per Nakata, ancora una legnata del centrocampista nipponico, Van Der Sar respinse corto, e Vincenzo Montella bruciò Montero in spaccata mettendo la palla in rete, di sinistro. L’apoteosi e il delirio. Migliaia di tifosi impazzirono di gioia, sia in curva che nella Capitale. La Juve è in ginocchio. Stefano Braschi concesse solo 3′ di recupero e il 2-2 fu il risultato finale. I bianconeri rimasero a 6 punti, preceduti dalla Lazio di Cragnotti ed Eriksson a 5 lunghezze. Lo scoglio più difficile era superato. Il 6 maggio continuò a portare bene alla Roma (nel 1979 si era salvata dalla retrocessione in un drammatico spareggio con l’Atalanta finito sempre per 2-2) e poco più di un mese dopo vinse il suo terzo scudetto. Un sogno che divenne realtà…