Una stella sul petto

Posted By on Gen 27, 2019 | 0 comments


di Andrea Tocchio

 

La Storia con la S maiuscola di Raffaele Jaffe comincia su un ponte, il ponte sul Po di Casale Monferrato. E’ l’ Ottobre del 1909, quando Jaffe, professore ebreo di origini astigiane, Preside presso il locale Istituto Tecnico Leardi, rincasando dal lavoro, incontra lì alcuni suoi studenti diretti a Caresana, comune limitrofo, per assistere ad una partita di football. L’entusiasmo dei ragazzi è talmente grande che Jaffe si lascia coinvolgere nella gita non programmata e va con loro a godersi lo spettacolo. E’ Amore a prima vista con il calcio: il professore rimane folgorato a tal punto da quello sport di origine inglese, da incaricare , senza pensarci due volte, i fratelli Cavasonza e Gallina di rifondare una squadra sulle ceneri della defunta Robur, compagine nata nel 1904 e disciolta da poco tra l’indifferenza dei casalesi.

L’avventura parte e, dopo qualche partita preparatoria, il 17 Dicembre 1909, a seguito di un’assemblea scolastica presieduta da Jaffe stesso, viene fondato il Casale Football Club. L’intento, per nulla nascosto, è di costituire una compagine in grado di contrapporsi all’egemonia assoluta delle bianche casacche di Vercelli, cannibali in Italia e, da sempre, odiati vicini. Quindi, per discostarsi totalmente dalla Pro Vercelli, viene scelto il nero come colore di maglia e sul petto, sin dagli albori, viene cucita una stella bianca a cinque punte, voluta fortemente da Luigi Cavasonza, in quanto propiziatoria alla fortuna e ai successi futuri del club.

La determinazione e l’impegno profusi da Jaffe e i suoi studenti portano alla ribalta la compagine casalese: in due stagioni si passa dalla Terza Categoria (la Serie C del tempo) alla massima competizione nazionale spinti dal presidente, ormai diventato dirigente della F.I.G.C., e dall’entusiasmo dei concittadini, travolti dalle imprese dei nerostellati. La formazione cresce gradualmente e un aneddoto del Maggio 1913 ci illustra bene quanto narrato finora: il Reading, squadra britannica di medio lignaggio, si impegna in una tournee sul suolo italico. I maestri inglesi regolano senza affanni le più forti formazioni italiane dell’epoca, stendendo, ad esempio, la Pro Vercelli con un tennistico 6-0. La banda di Jaffe e soci, però, tende loro il tranello perfetto, sconfiggendoli per 2-1 sul campo amico. Il Casale, di fatto, diventa la prima compagine italiana a domare una britannica.

Pertanto, si presentano al campionato successivo come una realtà consolidata: a seguito di un percorso entusiasmante, trionfano pari merito col Genoa nel girone ligure-piemontese. Qualificati allora al girone nazionale rovesciano i pronostici, sopraffacendo le più blasonate Genoa, Inter e Juventus. Giunti poi all’atto conclusivo con i campioni meridionali della Lazio, ultimano la propria ascesa all’Olimpo: 9-1 complessivo tra andata a Casale (7-1) e ritorno a Roma (0-2) e il Casale è Campione d’Italia.

5 anni, dalla scuola Leardi di Casale allo Scudetto: senza il carisma di Raffaele Jaffe tutto ciò non sarebbe stato possibile. Una cavalcata irripetibile, poiché negli anni successivi il calcio si industrializza e segue le logiche del professionismo: le compagini di provincia vengono fagocitate da quelle metropolitane, più attrezzate economicamente, e lentamente si eclissano. Il prode Jaffe si ritira dalla presidenza nel 1919, dopo aver contribuito enormemente alla sviluppo e alle vittorie dei nerostellati.

Ad un’ascesa così repentina nel mondo sportivo, si alterna una discesa lenta e silenziosa verso l’oblio nella sfera privata. Gli anni passano e l’ultima pagina felice della propria esistenza Raffaele la scrive nel 1927, quando sposa a Cuneo Luigia Ceruti, anch’essa insegnante. La ragazza è però cattolica ed egli, per Amore, matura la propria conversione dalla fede ebraica a quella cristiana. Processo che viene completato  con il battesimo nel 1937.

Ciò non basta, però, a contrastare le leggi razziali, introdotte e promulgate in Italia nel 1938, per le quali Raffaele Jaffe è un ebreo. E gli ebrei non hanno più diritti: tra le tante leggi assurde di quel periodo nero, i semiti non possono insegnare agli ariani, quindi a tutti gli italiani che non siano giudei. Raffaele deve abbandonare la propria professione, ma il tunnel nel quale è precipitato non ha fondo e, ad ogni passo, è sempre più buio: lo step successivo è la prigionia nel campo di lavoro di Fossoli, vicino a Carpi. Arrestato il 16 Febbraio del 1944, rimarrà lì fino al 2 Agosto, quando con un’altra stella sul petto, quella degli Juden, viene caricato sul convoglio diretto ad Auschwitz, Polonia. Il treno giunge al capolinea la sera del 6 Agosto. Il pomeriggio successivo viene esaminata la sua condizione fisica e valutata la sua effettiva utilità. L’ 8 di Agosto del 1944, il professor Jaffe, preside all’Istituto Tecnico Leardi e storico primo Presidente del Casale Football Club campione d’Italia nel 1914, è invitato a farsi la doccia per un’ultima volta. Una doccia letale in una camera a gas.

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