Lazio bipolare contro la Samp, senza i big ci pensa Caicedo

Posted By on Apr 29, 2019 | 0 comments


di Marco Bea

 

Novanta minuti che potrebbero essere presi come fotografia di un’intera stagione per una Lazio vittoriosa, quanto nevrotica, nella trasferta di Marassi contro la Sampdoria. Il successo per 1-2 di ieri ha restituito tutti i pregi ed i difetti di una squadra che continua a soffrire del famigerato braccino del tennista, difettando di personalità e sicurezza soprattutto nelle situazioni favorevoli. Proprio in virtù di questa particolare attitudine la squadra, in occasione della sfida con i blucerchiati, ha generato momenti senza dubbio godibili per i cultori dello spettacolo, ma di notevole e, in parte, inaspettata apprensione per i propri tifosi.
Seppur orfana di alcuni dei suoi frontman, viste le squalifiche di Milinkovic e Luis Alberto e l’esclusione dai titolari di un Immobile troppo lontano dalla sua miglior versione nell’ultimo mese, la Lazio ha comunque consumato il “delitto perfetto” nel corso della prima frazione di gioco, conclusa con il doppio vantaggio e con la superiorità numerica. I biancocelesti hanno saputo far male ad una Sampdoria partita in maniera compassata grazie in primis a Caicedo, sempre a segno nelle ultime 3 di campionato, capace di colpire sia di clava ad appena 2’ dal fischio di inizio, andando quasi a irridere Colley con una galoppata di pura potenza, che di fioretto al 18’, con una magistrale frustata di testa dopo un’azione ben sviluppata sulla destra e sfociata nel bel cross di Romulo. L’espulsione di Ramirez per doppio giallo, forse un po’ severo il secondo ravvisato da Maresca per un pestone ai danni di Leiva, non è tuttavia basta per mettere gli uomini di Inzaghi in una posizione di definitiva tranquillità nella ripresa, nonostante la scarsa verve palesata dagli avversari fino al giro di boa dell’incontro. Dopo aver fallito il 3-0 al 53’, palo scheggiato da Romulo dopo un buon tiro incrociato dalla destra, la Lazio ha infatti rivitalizzato la Samp con una delle sue classiche fasi di rottura prolungata, subendo nel giro di 3’ non solo il gol di Quagliarella, tutt’altro che impeccabili Acerbi e Wallace nell’occasione, ma anche il legno di Murru, autore di una bella staffilata rasoterra dal limite sinistro dell’area. Un altro picco di pathos è giusto poi al 74’, con la traversa interna da punizione di Immobile, subentrato a Caicedo, da punizione e la clamorosa chance fallita a porta vuota da Defrel nel ribaltamento di fronte.
Una girandola di emozioni, andata avanti pur con toni minori fino al termine dell’incontro, scatenata soprattutto per demeriti della Lazio, discontinua nel congelare i ritmi con il possesso passa e troppo schiacciata di fronte agli attacchi dei doriani. Ancora una volta la squadra ha quindi rischiato di vanificare con le proprie paure degli ottimi spezzoni di gioco e di produzione offensiva, alimentati da un Correa in giornata di grazia al cospetto della squadra che, nella stagione 2015/16, lo ha lanciato nel calcio europeo. A 4 giornate dalla fine sarebbe impossibile pretendere che Inzaghi riesca a correggere questo atteggiamento ondivago, che rappresenta forse l’unico difetto cronico di tutta la sua gestione. Ai biancocelesti non resta quindi che aggrapparsi ai propri uomini più in forma e alle proprie qualità migliori, le ripartenze di recente stanno diventando un’arma sempre più efficace, più ottica finale di Coppa Italia, dove ogni titubanza costerà cara, che per una volata europea oltremodo complicata.

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