di Michele Plastino
Avevo deciso di inaugurare i tradizionali pensieri con varie note sul mercato, ma la terribile notizie della uccisione di Piscitelli, alias Diabolik, mi impone una riflessione.
Il nostro sito si chiama Social Football e mai come questa volta l’argomento è inerente alla denominazione.Si, Diabolik ha fatto parte del mondo del calcio ma inserito in un particolare contesto sociale.
Il mondo ultras è un mondo che si rispecchia nei valori sottoculturali degli “slums”, di vere zone franche, dove è sempre contato essere forti e più eri valorizzato nella scala della violenza e più contavi.
Certo non posso dire che ero amico di Piscitelli, anzi ero da lui e dal suo gruppo considerato da sempre un nemico. Io non entro nel merito delle questioni giudiziarie per vari motivi, ma soprattutto perché non conosco esattamente la storia nè ritengo giusto parlarne nel momento in cui tanta gente a lui legata (soprattutto la famiglia) sta terribilmente soffrendo ed io per mia cultura cristiana ho sempre rispettato le sofferenze. La morte è, come diceva Totò, una spietata livella cosi come spietata e ignobile è stato il suo omicidio.
Io sono sempre stato un avversario perché non ho mai condiviso la politica nello sport e l’uso del razzismo e dell’antisemitismo. Ma mi ero schierato con lui ed i suoi amici quando erano stati accusati di estorsione contro la Lazio ed addirittura arrestati. In quel momento, forse ingenuamente, avevo pensato che non dovessero essere puniti quelli che contestavano una società che anche io non condividevo. In quel momento si ricucirono i rapporti con Yuri, Toffolo e soprattutto Arcivieri. Diabolik invece rimase a me sempre ostile, anche e soprattutto quando da parte sua e del gruppo rimasto a lui fedele ci fu un riavvicinamento con Lotito. Così, attraverso la loro radio, ci fu sempre una avversità nei miei confronti perché rimasto sempre nelle mie posizioni.
Il distacco di ideali, di cultura diversa, di mentalità e di idea di calcio e di Lazio era troppo evidente.
Ma tengo a dire che la foto di un uomo cosi barbaramente ucciso abbatte quegli steccati per far posto alla pietà e al pensiero per i suoi cari. Avrei tanto preferito combattere ancora con un avversario anche cattivo e violento con me, ma vivo, per fronteggiarlo in qualsiasi momento. Ripeto che le questioni giudiziarie sono un’altra cosa e se ne devono occupare coloro a cui compete questo compito. Parlare adesso è troppo facile e non appartiene al mio modo di essere e di pensare. E mi auguro, soprattutto, che si faccia luce al piu’ presto e che il calcio ritrovi una dimensione di umanità e condivisione. Le faide, le vendette e il crimine devono appartenere ad altri mondi. In me ora rimane la terribile immagine di una barbaria.