Incantesimi rimasti e infranti

Posted By on Mar 5, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

La partita delle partite a Genova. Il derby della Lanterna, si sa, in città dura 365 giorni l’anno, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Questo, in turno infrasettimanale, regala un altro pareggio e con medesimo risultato dell’andata, cioè 1 a 1. Ecco, allora, l’avvio degli incantesimi spezzati. Dopo quasi 27 anni (il 10 aprile della stagione 93-94), Genova non ha nessuna delle tifoserie che possa vantare un successo stracittadino in campionato. Curiosità: anche quell’anno terminarono 1-1 gli incontri. Il Genoa torna al gol su azione in casa dopo oltre 5 anni (gennaio 2016 Pavoletti) e questo serve a portare punti dopo quasi 8 anni (il primo dal 2013). Dal derby di Boselli, il Genoa non andava in vantaggio sulla Samp da ospitante. Dopo 11 anni e 10 mesi esatti, la Sampdoria ritrova il gol con un difensore (l’ultimo fu Campagnaro). Infine dopo poco più di 10 anni solo uomini della difesa entrano nel derby (l’ultima volta con la vittoria del Genoa del febbraio 2011.a firma Rafinha e con sempre Ballardini in panchina). Perdura, invece, l’imbattibilità della Sampdoria in casa del Genoa (dal ritorno blucerchiato in A 6 vittorie e 3 pareggi) e trova per il 10° derby di fila, da ospite, il gol. Se in campionato pareggio deve essere, con Il Grifone ospitante, il risultato è sempre 1 a 1 (ultimo pareggio differente fu di quasi 28 anni fa, uno 0 a 0). Anche al 4°incrocio, ai blucerchiati non riesce di avere ragione del Ballardini genoano (3 pareggi e 2 sconfitte). Per quel che riguarda il tecnico doriano, Ranieri, riesce a mantenere la sua imbattibilità nei suoi derby da ospitato. Insomma una vera e propria stracittadina che può fare sorridere e rammaricare le due sponde anche sui numeri, dove notizie positive e meno vanno a equivalersi. Insomma la più classica delle patte scacchistiche, dove i giocatori impossibilitati nel vincere, si accontentano di concludere la partita ripensando ai pezzi mangiati e fatti mangiare con relative mosse. Forse l’esito più corretto per uno spettacolo senza il suo più grande protagonista: il pubblico presente con i suoi colori, i suoi cori e la bellezza anche nell’esser vinti o vincitori.

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