(di Giuseppe Porro)
Il primo europeo itinerante potrebbe non partire e restare solo una citazione su Wikipedia, sulla manifestazione europea si allunga l’ombra del Regno Unito che potrebbe divenire unico paese organizzatore. Ma cerchiamo di fare un po’ di luce su una vicenda che presenta ancora molte ombre.
A pensar male spesso ci si prende, e l’Europeo di calcio che già è sfortunato per via del nome (Euro 2020) spostato al 2021 per via del Covid-19 e della pandemia mondiale rischia di non partire per come era stato pensato.
Ricordiamo che la competizione europea, la prima itinerante avrebbe o dovrebbe toccare 12 città: Roma; Baku; San Pietroburgo; Copenaghen; Amsterdam; Bucarest; Londra; Glasgow; Bilbao; Dublino; Monaco di Baviera e Budapest.
La pandemia che ha stravolto le vite di noi tutti, ed in un modo o nell’altro anche le economie mondiali la fa da padrona. È vero il vaccino (anzi più di uno) è arrivato, ma manca una campagna o protocollo che dir si voglia vaccinale europeo, e la situazione che è in continua evoluzione per colpa delle varianti è preoccupante.
Partiamo da un dato oggettivo, le perdite che tutte le categorie hanno avuto, non hanno risparmiato il mondo del calcio con una stima dichiarata dall’Uefa che va tra i 100 ed i 300 milioni di euro, senza contare tutto l’indotto che ruota intorno all’evento, che raddoppierebbe le perdite.
I mancati introiti degli stadi vuoti, ed appunto tutto l’indotto che muovendo tifosi e turisti europei avrebbe mosso, viaggi; alberghi; ristoranti, merchandising e tutto quello che ruota intorno all’avvenimento avrebbe garantito ricavi alle città ospitanti, ma purtroppo tutto questo probabilmente non ci sarà.
Ed è per questo che si fa avanti prepotentemente la “variante inglese”. La campagna vaccinale europea è pressoché inesistente, anche se l’incubatore HERA voluto dalla commissione europea che riunisce scienziati, amministrazioni pubbliche e settore industriale, ha garantito 2,6 milioni di dosi per combattere la minaccia è presente solo numericamente.
Guardando i grafici, l’Europa non regge al momento il confronto con il Regno Unito che in regime di “Brexit” ha quasi raggiunto l’immunità di gregge tanto decantata dal bistrattato Boris Johnson, avendo vaccinato 11 e mezzo di persone in circa due mesi e prevedendo un uscita dalla pandemia a fine primavera, inizio estate.
Di questo passo il Regno Unito sembra aver fatto il passo avanti decisivo, anche perché tra Glasgow (4 partite) e Londra (7 partite) la perfida Albione si è garantita già in partenza undici gare della rassegna europea.
Ora non ci resta che aspettare ancora poco, anche se sembra che questa sia la decisione più sensata visto i precedenti che hanno visto la scorsa estate disputare la fase finale della Champions League in Portogallo, e la fase finale dell’Europa League in Germania.
Anche perché l’Europa intera tra lockdown, pressione ospedaliera, varianti, vaccini, etc. è piena di grane e il calcio sembra essere l’ultimo dei problemi o il male minore a cui pensare in questo momento.