In vista del traguardo

Posted By on Mar 23, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

Sampdoria batte Torino 1 a 0. Scritta così, qual è la prima reazione? Semplice, i blucerchiati hanno fatto la partita perfetta e si sono dimostrarti cinici. In realtà, guardando la partita si scopre che le cose non stanno proprio così. Merito della Samp sicuramente è stato quello di affondare il colpo al momento opportuno (metà primo tempo), ma successivamente le cose non sono andate del tutto come sperava. Tolto il palo colpito da Candreva, la metà campo è sembrata diventare una ripida salita come nelle migliori puntate di Holly e Benji e la propria area sembrava diventata l’antica Alesia. Infatti i liguri sembravano gli eredi degli antichi Galli, pronti a chiudere ogni possibile breccia. Tuttavia vi sono stati due capitani alla Vercingetorige che hanno provveduto a mascherare problemi che rimangono nella difesa doriana. Il primo è il rientrante Omar Colley capace di sporcare moltissimi palloni (o pietre se volessimo rimanere in tema guerre antiche) e l’altro Emil Audero, cresciuto molto nelle uscite e che ha consentito spesso di respirare dinanzi all’assedio. In realtà pure i granata ci hanno messo del loro con lucidità nulla in fase di conclusione, perché spesso la breccia è stata aperta, ma invece di entrare, si è preferito provare ad aprirne altre con la conseguenza di non arrivare mai al centro città. Anzi nel finale, sfiniti nell’assediare, i sabaudi hanno rischiato di accelerare la propria capitolazione. Qui, quindi, a vincere sono stati i Galli liguri dinanzi ai nobili piemontesi (e quelli granata faticano dannatamente a conquistare l’Alesia-Genova di terra blucerchiata con sole 7 affermazioni su 52 occasioni). Ora la Sampdoria si trova a 35 punti, artefice del proprio destino e con in mano il proprio futuro fino a fine stagione. È tornato in doppia cifra il distacco dalla zona rossa (+13) in una giornata che rischiava tremendamente di risucchiarla nel vortice. Nonostante questo i tifosi Doriano proprio non riescono a dormire sonni completamente tranquilli. Il motivo è che sono ormai 10 anni che il Doria soffre di una sindrome. Quella del <braccino corto>. No, non nel senso che si è soliti riferire ai genovesi, l’essere avari, ma di una squadra che sembra diventare preda della paura di riuscire a fare quello che deve in maniera tranquilla, con l’ambizione di alzare l’asticella. Ogni volta che arriva in prossimità dell’obiettivo, la Samp smette di girare, rallenta e si fa recuperare. È capitato nelle lotte europee con Giampaolo e Mihajlovic alla guida; è successo nella conquista delle salvezze, dove spesso sono arrivate con due o tre giornate di anticipo per sconfitte altrui piuttosto che per risultati positivi propri. Quasi come se soffrisse di ATELOFOBIA,la paura di non sentirsi all’altezza, nei confronti di quanto può fare e raggiungere. Adesso mancano 10 partite e il Baciccia si trova a metà classifica a 4 punti dall’ottavo posto (che escluderebbe due turni di Coppa da fare), che deve diventare un obiettivi sfidante per tenere alta tensione e attenzione; con 5/8 punti da fare in fretta per la salvezza tranquilla e superare la propria scorsa stagione. Una missione che sembra per nulla difficile, ma attenzione perché l’atelofobica Sampdoria può ancora decidere di tenere fede al proprio io dell’ultima decade e complicarsi la strada. Chi è appassionato di ciclismo (<ciclisti> è il nome “dispregiativo” dato ai sampdoriani per via della maglia che indossano) sa che il momento in cui si è più vicini a mollare e si pensa di essere inadeguati a farcela, avviene quando ci si trova in vista del traguardo. Se il Doria non lo farà, allora avrà realmente trovato i quadri che da un anno e mezzo Ranieri cerca di fare appendere a Bogliasco.

Submit a Comment