di Lucio Marinucci
Siamo in finale! Quanto ci erano mancate queste tre agognate parole. L’ultima volta che avevamo potuto urlare al cielo questo grido liberatorio era il 28 Giugno di nove anni fa, quando l’astro nascente Balotelli fece fuori la Germania con una doppietta destinata ad entrare nella storia. Rimase purtroppo incompiuta quella gioia, perché in finale venimmo travolti 4-0 dalla Spagna che ci rispedì a casa in lacrime. Il tempo però sa essere galantuomo e negli ultimi due Europei ci ha permesso di vendicare quella sconfitta. Nel 2016 agli ottavi fu l’Italia di Conte ad imporsi, ieri è stata la volta di Mancini. Le furie rosse non avevano mai convinto appieno in questo torneo, ma stavolta la scelta di Luis Enrique di giocare senza un centravanti di ruolo ha pagato; il chirurgico palleggio iberico ci ha messi in difficoltà sin da subito, grazie anche ad un Dani Olmo falso nueve magistrale nel suo venire incontro e saltare la prima di linea di pressing con le sue giocate. Di fronte ad una squadra aggressiva come la Spagna di ieri, l’Italia ha dovuto adattarsi e con il passare dei minuti ha capito di dover svestire gli spumeggianti abiti per ritornare a costumi un po’ più tradizionali. Con il baricentro più basso e con le linee strette gli azzurri hanno iniziato a trovare le giuste contromisure e al 60’ è arrivato il vantaggio grazie ad un contropiede veloce capitalizzato dallo splendido “tiraggir” dell’immenso Federico Chiesa. Soffrendo abbiamo resistito fino all’80’, ma Morata ha protratto la sfida ai supplementari. Per mezz’ora una nazione intera è rimasta incollata allo schermo con il cuore in gola, saltando un battito ad ogni pallone perso o passaggio pericoloso, ma alla fine si è arrivati ai rigori. Quei rigori che contro la Spagna ci erano sempre stati fatali (Euro 2008 e Confederations Cup 2013) questa volta invece ci hanno sorriso. Vedere entrare il pallone entrato di Jorginho è stato un attimo di puro piacere che ha mandato in estasi l’intero Stivale, trasformando il paese in un carosello liberatorio. Ora manca l’ultimo tassello del mosaico, l’ultima tessera del puzzle che si trova sempre a Wembley, dove ad attenderci ci sarà una tra Inghilterra e Danimarca. Mancano ancora quattro giorni alla fatidica finale e per questo non ci resta che riposarci e goderci “esta fantastica fiesta”.