di Lucio Marinucci
Ci siamo. Mancano poche ore alla finale, ultimo capitolo di questa fantastica avventura. Siamo ormai alle pagine conclusive di un romanzo finora tinto di un inchiostro azzurro scaturito dall’elegante calamaio di Roberto Mancini e dei suoi ventisei uomini. Le emozioni che questi ragazzi ci hanno regalato nell’ultimo mese sono state di rara bellezza. Passo dopo passo, partita dopo partita abbiamo iniziato a vedere l’obiettivo prendere sempre più forma, fino a distare appena novanta (o forse più) minuti. Con lo spettacolo e la spigliatezza prima e con il pragmatismo e la sofferenza poi, abbiamo assaporato ogni secondo di questo viaggio inaspettato che ora, in un modo o nell’altro, volge al termine. L’Inghilterra non è apparsa come uno scoglio infrangibile, ma il percorso compiuto nel loro assai ben poco itinerante Europeo li ha visti sospinti sempre più da un’intera nazione che si materializzerà nei 50000 inglesi presenti a Wembley. Un vantaggio non indifferente, ma che in fin dei conti non è detto debba diventare un punto a sfavore per noi. Sì perché storicamente agli italiani non è mai dispiaciuto dover lottare contro gli sfavori dei pronostici; così fu nel Mundial 82 e così è stato nel 2006. Adesso però è vietato guardarsi indietro perché l’ultimo atto deve ancora andare in scena e il gradino più alto del podio spetta solo ad uno dei due contendenti. Un gradino che si trova aldilà dei cancelli dell’Olimpo del Calcio, lì dove i comuni mortali si fermano per cedere il passo alle Leggende.