Il “tiro a giro”: quando un termine calcistico diventa un fenomeno mediatico

Posted By on Set 24, 2021 | 0 comments


di Nicoletta Natoli

Tre semplici parole che indicano un tipo di tiro in cui il calciatore colpisce il pallone per dargli una traiettoria alta e larga, imprimendogli un forte effetto a rientrare. Tre semplici parole che dal mese di giugno sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo grazie a Lorenzo Insigne, che ha fatto del tiro a giro, o come direbbe lui del “tir a gir”, il suo marchio di fabbrica durante l’Europeo.

O’ tir a gir ci ha regalato una grande gioia già durante la partita inaugurale contro la Turchia, quando il capitano del Napoli ha messo la sua firma sul risultato segnando il terzo gol. In seguito, abbiamo assistito a un’indimenticabile replica contro il Belgio, che è valsa al Magnifico la menzione da parte della Uefa nella Top Ten dei gol stagionali più belli.

Quello che forse nessuno si aspettava, probabilmente neanche lo stesso giocatore, era l’impatto che quest’espressione avrebbe avuto a livello mediatico. Da quando è diventata un vero e proprio tormentone, ha conquistato i social network e la carta stampata, e le sono state dedicate canzoni, gadget, magliette, tatuaggi, come quello mostrato dal rapper napoletano Clementino, citazioni durante pubblicità televisive e segni grafici, come quello creato da Marcello Carrà in un suo libro dedicato a quella che lui definisce la “sindrome” del pallone.

Inoltre, al tiro a giro di Insigne è stato conferito un riconoscimento molto prestigioso dall’Enciclopedia Treccani, che adesso lo annovera tra i neologismi del 2021 con la seguente dicitura: “Nel calcio, il tiro a giro, fatto colpendo il pallone in modo da imprimergli un forte effetto a rientrare”.

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