DONNARUMMA-VLAHOVIC, ADDII A CONFRONTO

Posted By on Ott 28, 2021 | 0 comments


di Lucio Marinucci

 

Il 2021 del calcio italiano è stato finora scandito da due grandi vicende contrattuali. Nella prima parte dell’anno abbiamo assistito all’interminabile telenovela Donnarumma-Milan, mentre nella seconda stiamo vivendo quasi quotidianamente l’evolversi della diatriba Vlahovic-Fiorentina. I paragoni tra le due situazioni si sono sprecati, ma ci sono veramente così tante similitudini? In entrambi i casi stiamo parlando indubbiamente di due giovani fuoriclasse, uno nell’evitare i gol e l’altro nel farli, ma i dettagli delle due storie non differiscono solo nel ruolo dei giocatori.

Donnarumma al Milan ci era arrivato poco più che bambino e ad appena sedici aveva già conquistato le chiavi della porta rossonera. Un autentico predestinato che era stato ormai designato come caposaldo della rinascita del Diavolo degli ultimi anni, con la prospettiva inoltre di poter diventare un totem nell’ultracentenaria storia del club. Vlahovic invece era arrivato nel 2018 dall’estero e, per quanto giovane e promettente, era approdato a Firenze senza particolari proclami e aspettative.

Il primo poi di annate in rossonero ne ha vissute sei e sempre da assoluto protagonista, mentre il secondo la prima vera stagione da titolare l’ha giocata appena l’anno scorso; il fatto che poi l’abbia farcita di gol e di grandi giocate ha spinto il pubblico viola ad eleggerlo a proprio beniamino. In ogni caso nonostante i rispettivi successi individuali, i due hanno deciso di prendere altre strade e su ciò lungi da me scagliare giudizi. Da professionisti hanno preso le proprie decisioni e sebbene sarebbe stato meraviglioso vedere Donnarumma chiudere la carriera in rossonero e Vlahovic diventare il nuovo Batistuta, non è coerente scagliarsi contro una scelta legittima, mentre possono essere assai più contestabili le modalità di comunicazione. Anche qui la differenza è sostanziale. Il portiere italiano non è stato corretto nel protrarre la decisione fino all’ultimo. Sapendo che il Milan non sarebbe mai venuto incontro alle richieste esplicitate, sarebbe stato più giusto annunciare con anticipo l’addio, anche perché tergiversando ha alimentato le illusioni e il rancore dei tifosi e ha messo in difficoltà la società nelle tempistiche per trovare un sostituto.

Le feroci critiche all’attaccante serbo invece risultano onestamente incomprensibili. Il classe 2000 ha annunciato con ben venti mesi d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto la volontà di non voler rinnovare. Non ha assolutamente detto di voler andare via a Gennaio, così come non ha smesso di segnare visto che le reti da inizio campionato sono già cinque. Inoltre Vlahovic ha anche respinto, sebbene dopo averci a lungo flirtato, allettanti e laute offerte dall’estero durante la finestra del mercato estivo. Esplicitando la propria posizione con largo anticipo il serbo è stato onesto con tutti, partendo dalla società fino ad arrivare ai tifosi, che hanno pieno diritto nell’essere delusi, ma che anche non condividendo possono comprendere.

In ogni caso al netto di tutte queste differenze c’è in realtà un filo che lega le due storie. In entrambi i casi abbiamo assistito a dei comportamenti a dir poco autoritari di Mino Raiola (non servono presentazioni) e Darko Ristic (agente di Dusan), con richieste alle rispettive società di commissioni faraoniche. Addirittura l’entourage del centravanti della Fiorentina aveva avanzato la proposta indecente di assumere la totale autonomia nelle trattative del giocatore senza dover rendere conto al club. Alla fine né Commisso né Maldini hanno indietreggiato davanti a questi modi irriverenti e aggressivi, terminando le trattative. Già da tempo si inizia a storcere il naso sul tema dei milioni che escono dal sistema calcio per poi confluire nelle tasche di individui simili; la speranza è che nei casi di Donnarumma e Vlahovic siano stati i giocatori stessi a decidere e non i loro agenti, come tristemente purtroppo a volte avviene.

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