Sampdoria Atalanta: la partita dei rimpianti

Posted By on Ott 29, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

Niente da fare, la Sampdoria non riesce a sfruttare la doppia sfida casalinga per dare un minimo di continuità. Arriva una nuova delusione al Ferraris. Un qualcosa che molto deve fare riflettere in casa blucerchiata. Lo si è già visto nella stagione ‘19-‘20 quando la Samp era l’unica squadra insieme alla SPAL, in era pre pandemica, a non aver trovato la vittoria per due turni di fila. Risultato? Galleggiare e boccheggiare sopra la soglia di sbarramento con gli abissi della B sempre a un centimetro dall’inghiottire la nave. Nonostante questo preambolo, la sfida contro l’Atalanta viene vissuta ormai da qualche anno con rammarico è grandi rimpianti dai tifosi liguri. È la partita del <Cosa poteva essere, ma non è stato>. Per capirne i motivi bisogna tornare alla stagione 2016-2017. Il Doria veniva dalla fallimentare parentesi Montella, mentre la Dea dall’ennesima stagione nell’anonimato in A. Entrambe, quell’anno, si presentano ai nastri di partenza con due nuovi condottieri: Marco Giampaolo per i blucerchiati e l’ex genoano Gasperini per i bergamaschi. È l’inizio, per entrambe le società, dei cicli più soddisfacenti di questi ultimi 10 anni. Il problema per la Samp è che quello degli atalantini non solo è ancora in essere, ma è stato un crescendo, mentre il suo si è bruscamente arrestato dal 2019 (nonostante la buona stagione scorsa con mister Ranieri) e ha portato a un brutto ridimensionamento. A sorpresa, in parte è stato proprio il Baciccia (quasi nel nome del bon ton) a lanciare l’ancora giusta alla Dea per trainarla nel calcio che conta. Basta guardare l’attacco dell’Atalanta per capirlo. Muriel-Zapata (autore di una doppietta a Marassi) poteva essere la coppia dell’attacco doriano. Il primo poteva essere riacquistato sia a gennaio 2019 (andato poi alla Fiorentina in prestito) che nella sessione dove è volato a Bergamo, ma i vertici poco hanno creduto in un suo ritorno. Peggio è stato fatto con Dùvan, appena riscattato dal Napoli, già era in ritiro a Ponte di Legno e improvvisamente ceduto con prestito biennale proprio alla squadra di Bergamo, già concorrente per gran parte della stagione prima per le posizioni nobili. Fin da subito nessuno capì non tanto la cessione, ma la sua destinazione. Ma molte anche sono state le sfide sul mercato e vinte quasi sempre dai lombardi. Due su tutte portano il nome di Josip Ilicic (autore della rete che ha quasi il match del Ferraris), praticamente blucerchiato salvo poi ribaltone finale (soldi e appeal europeo prevalsero) e Ruslan Malinovskyi anche lui quasi della Samp, ma l’affondo decisivo venne scoccato dal team atalantino. Ultimo ingrediente di questa torta al veleno per la Sampdoria è l’attenzione e la crescita del settore giovanile bergamasco rispetto al suo, quasi mai utilizzato e spesso rivoluzionato da un anno all’altro, dimenticando che spesso da lì possono nascere i migliori colpi per accrescere il proprio potenziale. Un concetto ben chiaro a Gasperini e la sua società. Ecco i motivi per cui, da quasi parità di forza della rosa nel 2016, oggi abbiamo una squadra (la Dea) in Champions League da 3 anni e in lotta per qualcosa di molto sfizioso nel nostro campionato e l’altra (il Baciccia) a barcamenarsi nei bassi fondi con la speranza di uscirne illesa a fine stagione. Un “delitto” sportivo che nella Genova blucerchiata lascia un grande rimpianto. Che peccato.

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