di Massimo Fabi
Dici Roger Milla e pensi positivo, tra gol, sorriso stampato sul viso, memorabili danze davanti la bandierina
con la maglia del suo paese, il Camerun. Il tutto da giocatore quasi ritirato. Il calcio d’altronde a volte emana sorprese considerate a un certo punto irrealizzabili . Solo per pochi eletti infatti la carriera di un calciatore può conoscere qualcosa di magico in età avanzata, quando molti dei tuoi colleghi hanno già appeso gli scarpini al chiodo: un privilegio che per esempio spettò a Dino Zoff, alzando all’età di quarant’anni la Coppa del Mondo in Spagna nel 1982, in quel Mondiale che vide la partecipazione di una nazionale dell’Africa equatoriale dopo l’esperienza fallimentare dello Zaire in Germania. Stiamo parlando del Camerun, dei Leoni Indomabili, che nel Mundial Spagnolo uscirono nel girone da imbattuti pareggiando anche con l’Italia di Bearzot: la partita d’esordio fu contro il Perù, uno 0-0 macchiato da una rete annullata per fuorigioco pressoché inesistente, un gol che avrebbe potuto cambiare le sorti del Mondiale, compresa quella della stessa selezione azzurra. Il marcatore ‘derubato’ era l’attaccante numero 9 Roger Milla, militante da qualche anno nella prima divisione francese ma poco conosciuto ai più: una rete non convalidata che la punta di Yaoundénon hai mai dimenticato, vissuta come un’ingiustizia. All’epoca trentenne avrà pensato: un’occasione del genere potrà più capitarmi? Non sapeva del resto che gli dei dello sport lo avrebbero ripagato, facendolo diventare, nei successivi dodici anni, una icona mondiale, eroe di un paese che oltre a destare simpatia per musica e folklore salirà alla ribalta del calcio internazionale.
Attaccante rapido e di buonissima tecnica, Milla esplose sin da giovanissimo come fuoriclasse del campionato camerunense. Firma il primo contratto da professionista all’età di 13 anni, e le valanghe di gol messe a segno nel corso degli anni ’70 lo portano alla conquista del Pallone d’oro africano, precisamente nel 1976. L’anno dopo compirà il grande salto approdando nel calcio europeo: tra alti e bassi, dal 1977 al 1989 giocherà con le maglie di Valenciennes, Monaco, Bastia, Saint-Etienne e Montpellier per un totale di 111 realizzazioni. I momenti più alti dell’esperienza transalpina saranno la rete che stende definitivamente il Saint Etienne di Platini nella finale di coppa di Francia 1981, e la promozione nella massima serie ottenuta a suon di gol con i verdi del dipartimento della Loira e con il Montpellier nel biennio’ 86-‘87. Se però in occidente rimarrà uno dei tanti, è con il Camerun che Milla raccoglierà le maggiori soddisfazioni, ponendo le basi per la gloria eterna nelle tre Coppa d’Africa 1984, 1986, 1988: in Costa D’Avorio, dove i Leoni indomabili vincono il primo titolo continentale, Milla segna un gol importantissimo contro padroni di casa facendo qualificare la sua squadra alle semifinali. Nelle due successive competizioni continentali si confermò vero trascinatore della nazionale, terminando da capocannoniere sia in Egitto sia in Marocco: nella finale di Casablanca giocata contro la Nigeria il 27 marzo 1988, Milla si guadagna il calcio di rigore decisivo trasformato da Emmanuel Kundé. Il Camerun è sul tetto dell’Africa, per la seconda volta nella sua storia. Dopo questo trionfo decise di lasciare la nazionale, ma il destino volle che all’età di 38 anni venisse chiamato dal c.t. sovietico Nepomniachi per partecipare ai Mondiali Italiani del 1990. La gente lo voleva, il Camerun non ha prime punte: lui disse sì, essendo in credito con la storia.
E’ il torneo delle Notti Magiche, ma anche quello dei pomeriggi incantevoli dei Leoni Indomabili che sorprendono il mondo fin da subito, battendo nella gara di inaugurazione la selezione campione uscente, l’Argentina di Maradona. Al Meazza segna François Omam–Biyik, ma la stella veterana di Roger Milla si accenderà poco dopo facendo impazzire un popolo intero: il 14 giugno, nel nuovo stadio San Nicola di Bari, il lungo equilibrio tra Camerun-Romania viene spezzato da una doppietta micidiale del divino numero 9 subentrato al 54’ minuto per dare la scossa. Sono i primi suoi centri in un campionato del mondo, e non saranno gli ultimi. Grazie a due realizzazioni di forza, istinto e cuore, Milla diviene il simbolo della squadra rivelazione del Mondiale che volerà agli ottavi di finale da vincitrice del proprio girone. Ad attenderla il 23 giugno a Napoli c’è la Colombia di Carlos Valderrama, ex compagno di Milla nel Montpellier. Avendola scampata ai gironi grazie al pari last minute ottenuto a spese della Germania, la gioia dei cafeteros tuttavia sarebbe durata poco. Il re camerunense, nuovamente da subentrato, detterà ancora legge: dopo novanta minuti di battaglia terminati a reti bianche, al 106esimo Roger Milla spacca la difesa avversaria con un guizzo fulmineo e buca di sinistro René Higuita. Tutti a correre in festa verso la bandierina, Il San Paolo italiano si alza in massa ad applaudire, ma non sapeva che di lì a poco avrebbe assistito a una delle scene simbolo del Mondiale: lo stravagante portiere colombiano, fidandosi troppo dei suoi mezzi tecnici, si fa rubare il pallone sulla trequarti da un Milla scatenato, inebriato di entusiasmo. A nulla servirà la rincorsa disperata dell’estremo difensore di Medellìn: la punta africana vola verso la porta e la mette dentro, rendendo poi inutile la rete avversaria firmata Redìn. Il ‘ruggito dei leoni’ si abbatte su Italia ’90 favorendo le simpatie e il sostegno di tutto il mondo tranne che dalle parti britanniche. Il sogno si ferma proprio contro l’Inghilterra al termine di una sfida da cardiopalmo in cui la formazione di Robson la spunterà per tre reti a due, siglando il tris durante l’extra time grazie al secondo rigore contestato di Gary Lineker. Uno straordinario Milla, ancora sugli scudi con un penalty guadagnato e un assist per il momentaneo vantaggio dei leoni, saluta la competizione a testa alta ma con tanto rammarico, pensando a un complotto per far passare la nazione più potente. Il meritato premio individuale arriverà comunque: da calciatore a fine carriera e tornato in patria dopo aver disputato una stagione nel js saint pierroise, squadra dell’isola di Riunione situata nell’Oceano Indiano, l’Africa intera omaggia le sue prodezze consegnandogli il secondo pallone d’oro successivo a quello vinto nel lontano 1976 con il Tonnerre Yaoundé, club con il quale vivrà una seconda giovinezza dal 1990 al 1994. Intanto addio Nazionale, come normale che sia. Poco prima del Mondiale negli USA avviene però l’impensabile: il Camerun si qualifica per la competizione, e il popolo, a gran voce, chiede al suo palatino di vestire per un’ultima volta la maglia verde dei Leoni. Un desiderio esaudito. Nonostante la nazionale africana non riesca a ripetere le imprese italiane, il 28 giugno, nell’ultima partita della sua vita con il Camerun, Roger Milla segnerà la rete della bandiera nel match perso 6 a 1 contro la Russia. Insieme a Oleg Salenko, autore del record del pokerissimo, il Dio del calcio premia questo ‘vecchietto’ di 42 anni: subentrato a inizio ripresa, Milla ci mette un minuto ad entrare nel mito, divenendo il giocatore più anziano ad andare in gol in un Mondiale. Peccato solo per l’altro primato, quello del calciatore più longevo nel giocare in una fase finale di un campionato del mondo, perso a causa di quei cinque minuti concessi dalla Colombia al portiere quarantatreenne Mondragon nella sfida contro il Giappone nel 2014 in Brasile.
Conclusa la carriera in Indonesia nel 1996 insieme a Mario Kempes, oggi il nome di Roger Milla resta scolpito nella storia del calcio tra gol di rapina e il celebre Makossa, capaci di dare gioia ai cuori della propria gente e di entusiasmare ogni appassionato. Ambasciatore dell’Africa nel mondo, ha anche aperto una fondazione per aiutare i bambini meno fortunati di tutto il Camerun. Campione di sport e campione di vita. L’insegnamento che nasce da quella sua voglia di buttarsi su ogni pallone è crederci sempre, indipendentemente dall’età, che diviene elemento secondario. Grazie a questo spirito Roger Milla si è scoperto eroe intramontabile da giocatore sul viale del tramonto: un felice paradosso che ha indotto sia l’Equipe e che la CAF a nominarlo come CALCIATORE AFRICANO DEL XX SECOLO.