I ciangottati

Posted By on Ago 29, 2021 | 0 comments


di Gianni Massaro

 

Un GOAT di qua, uno di là, a Barcellona e Madrid lungamente, un tempo in Catalogna e alla ‘Giuve’, e nell’arco di poco tempo si spostano entrambi nell’estate 2021. En France e romantico ritorno a Manchester, Leo e Cristiano e la storia infinita.
Chi più ne ha più ne metta, idoli personali e fuoriclasse acclarati, Gotti da Gotham City il veneto in sella all’impianto friulano di Udine.
Subentrato a Tudor nel 2019-20 ottiene il tredicesimo posto mentre scala di una casella nel torneo susseguente.
Da 45 a 40 punti, mica bruscolini in quella cruciale zona della classifica.
Da Adria a guidare il calante giocattolo erudito dei Pozzo impegnati su tavoli di vari campionati.
Ha iniziato ad allenare gli Allievi del Milan nel 1998-99 per poi cimentarsi in una infarinatura pratica più periferica; al Chelsea nello staff di Sarri saggia l’escursione estera nel 2018-19 culminante in una bella Europa League sconfiggendo l’Arsenal.
Posato e preparato, il secondo di Donadoni in quel di Cagliari, Parma e Bologna ha potuto crescere lontano da calienti riflettori.
Certo la deargentinizzazione parziale molto remunerativa avuta tramite le cessioni di Musso e De Paul ha fornito un tesoretto considerevole.
Ripetersi dopo qualche cammino tribolato non sarà semplice, dal lontano 2012-13 i friulani si ritrovano lontani dai primi dieci, nell’occasione un idilliaco quinto posto nel segno di un altro veneto, Francesco Guidolin.
Lo spettro della B una concreta possibilità talvolta negli ultimi anni, il 1994-95 stagione di cadetteria prima di una reiterata militanza nella massima serie; trainati ad alte cime con Zac dall’Emilia Romagna e successivamente da un altro ‘straniero’, Luciano da Certaldo.
Altro veneto, Enzo Ferrari (omonimo dell’emblema della Formula 1) a portare ad un sesto posto nel 1982-83 dopo amari anni ‘70 spesso impelagati nelle torbide acque della C, una striscia maledetta avviata da metà Sessanta.
Un’astinenza di quasi un ventennio dalla A, nel 1962 la squadra scese cambiando 3 allenatori, due dei quali nati a Udine (Manente e Foni).
Nel 57 il lombardo Bugogno aveva portato le zebrette dalla B a un quarto posto alle spalle di Milan, Viola e Lazio.
Gli uomini di Udine alla guida non portano tanto bene, humus da avere altrove in un vessillo che attinge dalle varie zone dello Stivale.
Acque fluviali gorgogliano piano, pace e serenità, il ciangottare a pervadere l’ambiente e dietro le quinte spesso riusciti ad ergersi in alto.
Il suono lieve di acqua che scorre dovrà annettere suoni forti, ammessa una più scarna vena creativa in quanto privi di Rodrigo De Paul far perno sulla coralità e sulla vocazione da gregari egregi.
Egida e cinismo, titolari pesanti da sostituire, il bel gioco una priorità d’altri.
Gotti la garanzia silente, pacata e scaltra della squadra bianconera da più anni nella massima serie italiana.
Meglio persino della Juve.
In un modo quasi mai domo, la chiave: continuità.
Perseveranza. Con Gotti chiamato allo straordinario, ex pilastri brilleranno altrove, tra Cholismo e mister Asperità sito sulla giostra bergamasca.
Dimenticavate, l’Udinese non segnava 5 gol nelle prime due sfide di un campionato dall’ottobre 2000.

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