Matteo Quaglini
Il calcio e la pallavolo, due sport diversi all’apparenza. Diversi per struttura, per tecnica, per tattica, per numero di giocatori schierati in campo e opposti nella filosofia del possesso palla: La possibilità di tenerla, di giocarla a più tocchi, di dribblare nel calcio e l’imperativo del gioco di prima sempre a un tocco nella pallavolo. Diversità di due universi sportivi che ci emozionano. Dall’Italia di Bearzot e Rossi di madrilena memoria, alle avvincenti lotte scudetto del calcio romantico ai derby tra le fedi laiche di Roma, fino alla generazione dei fenomeni di Julio Velasco, Lucchetta e Bernardi dioscuri resi immortali da vittorie incastonate nella parola che gli americani gli hanno riservato: leggenda.
Possibile, allora che non ci siano elementi in comune? Possibile che il calcio e la pallavolo debbano guardarsi da lontano, come due astri distanti anni luce? A ben vedere uno stargate che metta in parallelo i due sport c’è e il suo racconto sarà il nostro viaggio. Presenteremo tutte le similitudini tra il calcio e la pallavolo, dalla tecnica alla tattica, dai giocatori alle squadre della storia.
L’inizio è dedicato ad una particolarità: tutti gli elementi in comune tra la lettura e la marcatura a muro della palla da zona 4 (il martello, il grande attaccante) nella pallavolo e la lettura-marcatura a zona sui calci d’angolo nel calcio.
Due momenti tecnici e tattici dove per entrambi gli sport bisogna difendere le diverse traiettorie alte o basse, veloci o lente, il perimetro cioè il campo e marcare la palla. Per leggere le traiettorie occorre creare in base ai colpi d’attacco nella pallavolo e alla parabola nonché ai colpitori di testa avversari nel calcio, uno o più piani di ribalzo con i quali poi difendere e respingere la palla. Nella pallavolo il piano di rimbalzo lo danno l’elevazione e le mani del muro, nel calcio l’elevazione e il colpo di testa. Quindi l’idea del posizionamento in funzione delle traiettorie è il grande punto comune.
Un altro concetto identico è quello che tutti i giocatori difendono. La difesa aggressiva, infatti, è l’emblema della volontà di vincere come hanno insegnato Doug Beal e gli americani nella pallavolo e le grandi squadre di zona pressing nel calcio. Nell’azione di muro-difesa tutti e 6 partecipano con competenze precise nelle 6 zone del campo: il muro marca forte la palla, la difesa le traiettorie meno forti e copre gli spazi. Identica è la disposizione in area di rigore dove sono 10 i giocatori a difendere il perimetro divisi anche qui in sei zone e ciascuno con una specifica competenza sulle traiettorie: chi marca forte la palla sul primo palo, chi si occupa della palla lunga sul secondo o dei rimbalzi fuori area come nella pallavolo fa il difensore di posto 6 sugli attacchi a fondo campo o il posto 5 su quelli stretti.
C’è anche un ruolo identico, quello del centrale che nella pallavolo assiste e raddoppia il muro di banda aiutandolo e, il centrale schiarato nella zona D dell’area (il centro vicino l’area piccola) che forte nell’elevazione respinge e aiuta al contempo il portiere.
Il perimetro quindi è diverso in grandezza ma la sua occupazione tecnica e tattica è uguale. A zona o per dirla con Velasco a lettura della palla. Nello sport però, come nella tattica militare c’è l’avversario, e in questo caso l’avversario è uno spagnolo che arriva dal sud e gioca a Madrid, Sergio Ramos.
Il suo gol al Napoli nel martedì dei campioni di qualche settimana fa, ha richiamato un altro accostamento tecnico: se davanti a noi ci sono le splendide elevazioni di Bernardi e la sua tecnica sopraffina o appunto il salto imperiale di Ramos, l’ortodossia della fede tattica può e deve cambiare. Sia nel muro-difesa da zona 4 che nel calcio d’angolo questo avviene concentrando l’azione difensiva sull’avversario più forte e pericoloso: Il sistema si ridisegna e colloca il parallelo “a uomo” tra i due sport: il muro a opzione è la marcatura mista zona-uomo.
Un giocatore marca fisso e sul fisico Ramos con il compito di non fargli prendere la palla, così come due a muro chiudono, senza preoccuparsi degli altri, le traiettorie potenti di Aleksandr Savin mito della pallavolo sovietica e tra i più grandi giocatori di tutti i tempi. Lui e Ramos ci sembrano identici, l’uno è l’alterego dell’altro. Fantastici nello stacco e nell’elevazione contro tempo, precisi e determinati nel segnare, sono padroni anche dell’ultima similitudine e più grandemente, in questo gioco di traiettorie da difendere, sono i fuoriclasse del volo.