Niente pareggio siamo inglesi

Posted By on Nov 28, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini
Tanti duelli individuali, sparsi per il campo, decideranno le sorti di Tottenham-Inter stasera di scena nel nuovo e algido Wembley. Gli stadi inglese di nuova generazione, a qualsiasi latitudine dell’Inghilterra brexiteriana, non sono certo di stimolo all’impeto agonistico per i giocatori inglesi e non che giocano idealmente sotto l’egida della corona britannica e della potente Football Association.
L’assalto all’arma bianca delle squadre inglesi anni ’70 e ’80 sui campi di fango delle grigiastre atmosfere british del calcio “Kick e Run”, il furore agonistico di mediani e attaccanti alimentato dal tifo incessante delle canzoni da “street” condite dal rito birraio, la convinzione di stringere e chiudere gli avversari in area tambureggiandoli con traversoni sugli esterni per le testate dei centravanti. Tre modi di essere inglesi tosti, nelle partite da dentro e fuori, che oggi il glamour della Premier ha offuscato, togliendo un tratto necessario per vincere. Non è un caso che la Coppa dei Campioni abbia abbandonato l’Inghilterra da sei anni. Non è un caso, ma è un controsenso visto che il Tottenham dispone di Kane e di buoni crossatori.
Non sarà il calcio vecchie maniere la strada che il Tottenham percorrerà per tentare di evitare il pareggio che significherebbe eliminazione precoce ai gironi ed ennesima delusione quando la posta si alza e c’e da essere duri. In quel caso il Tottenham con i suoi elzeviri rimarrà, come da nome, troppo elgante e poco pratico. No il calcio vecchie maniere non deciderà le sorti degli inglesi, ma saranno come dicevamo all’inizio, i tanti duelli individuali a farlo.
Il Tottenham come sappiamo, per volere del suo allenatore, cambia spesso modulo cercando così di esaltare a suo favore i punti deboli dell’avversario. E’ stato così con il Chelsea, ultima di cinque vittorie a seguire, bloccato nel cuore del suo gioco a centrocampo dalle posizioni e dalle rotazioni di Eriksen e Alli.
Stasera però la formazione annunciata sarà in campo col classico 4-2-3-1 di matrice Europea, da quando cioè la Francia di Zidane ne sdoganò i meccanismi rendendolo accessibile a tutti coloro che volevano giocare dando tutto il peso del gioco sull’attacco. Chi vince gli uno contro uno, vince la partita.
Vediamo i principali duelli, quelli alla Hatefulleight di Tarantino con la differenza che qui bisogna rimanere vivi per portare a casa la qualificazione nel torneo più importante d’Europa: il primo è centravanti contro difensori centrali. Icardi contro Vertonghen e Alderweireld e Kane contro de Vrij e Skriniar. La sfida più equilibrata è la seconda perché tutti e tre i giocatori hanno molta fisicità, molta qualità nel gioco aereo e poca esperienza in questo tipo di partite di coppa. I difensori centrali dell’Inter sommano 7 partite di Champions League in due, mentre Kane arriva a 14 con una spostilla però desequilibrante: ha segnato 13 gol, uno a partita.
Il Tottenham che cercherà di attaccare in velocità spostando velocemente la palla, può però anche alzarla per il suo centravanti contro i lungagnogni strutturati fisicamente di Spalletti ci sarà però del filo da torcere e in più Trippier, il migliore al cross non partirà dall’inizio. Lo schema “Inghilterra” visto al mondiale è quindi gicoco forza inattuabile.
Diverso è lo scontro Icardi contro i due pilastri un pò statici di Pochettino. L’argentino è con Suarez e Benzema e delle volte Higuain il miglior centravanti in Europa sul colpo di testa, ed è proprio lì che il Tottenham è debole sulle chiusure aeree che arrivano da cross tagliati. Molti gol sono stati subiti così in campionato.
Se è quindi Icardi l’elemento che possa far pendere l’ago della bilancia in favore dell’Inter e rimandare ancora una volta il Tottenham a guardare l’almanacco del suo miglior piazzamento recente in Coppa Campioni al passato 2011, ce lo dirà il campo. Dopo l’attacco contro la difesa è il turno del centrocampo, dove Eriksen e Alli sono i due che possono vincere i duelli con Vecino e Brozovic poco propensi a marcare e coprire.
I due pivot dell’Inter non dovranno farsi prendere alle spalle, i due trequartisti invece gireranno proprio dietro di loro per ricevere il pallone e scrollarsi di dosso i contrasti, ma faranno anche altri due movimenti chiave per attaccare la linea interista: Eriksen tornerà anche indietro a centrocampo per cucire il gioco come fece, egregiamente, a Milano. Alli si allargherà quando la palla sarà sul suo versante opposto in base all’azione per inserirsi e colpire di testa da secondo centravanti. Lì ognuno deve fare una scelta e marcare, chi si perde l’uomo è perduto per citare un vecchio film.
In seconda battuta saranno importanti le sfide sulle corsie laterali delle due coppie: Davies-Lucas contro D’Ambrosio-Politano e Asamoah-Perisic contro Alli e Aurier.  Se l’Inter con coraggio sovrapporrà forte non sarà facile per i due attaccanti inglesi coprire in fase di non possesso, mentre gli aiuti di Politano, che ricorda Alessandro Bianchi tornante dell’Inter dei record del Trap e uomo d’equilibro, potranno dare più copertura e dunque acume tattico all’Inter. Una caratteristica questa che molto fastidia il Tottenham abituato più al pressing che al ripiegamento.
Infine una citazione di ordine psicologico che forse verrà buona tanto nell’approccio quanto negli ultimi minuti della partita. Gli inglesi in 14 partite contro squadre italiane hanno vinto solo 3 volte (tre qualificazioni), però hanno già battuto nettamente due volte l’Inter a Londra segnando tre gol. L’Inter, più esperta nella storia delle coppe dei guys di Pochettino, ha riportato nella sua traiettoria europea 7 qualificazioni contro squadre di sua maestà British football. Come diceva Niels Liedholm queste cose contano nel calcio, perché danno sicurezza.

Per il Tottenham non ci sono calcoli deve vincere i duelli individuali per vincere la partita. Niente pareggio, siamo inglesi.

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