Sir

Posted By on Gen 20, 2024 | 0 comments


(di Giuseppe Porro)

Piazza del Popolo, Roma. Lunedì mattina 8 gennaio 2001, ore 07:30 fa freddo. La capitale è il centro del mondo calcistico nel nuovo millennio appena entrato. Tra un giubileo appena concluso e un millenium bug scongiurato, la Lazio ha vinto lo scudetto proprio a cavallo del millennio, e la Roma si accinge a subentrare ai cugini in una sorta di passaggio di consegne.

Mentre entro nel solito bar per fare colazione, sulla splendida piazza in una Roma assopita prima di entrare al lavoro in tipografia (altro lavoro che il nuovo millennio ha cancellato). Un uomo distinto entra e si avvicina al bancone per un caffè, siamo soli io, lui ed il barista. Dopo uno scambio di battute tra me e il barista, l’uomo con un far cordiale si volta verso di me salutandomi gentilmente e regalandomi un sorriso come si fa con un amico, un sorriso da persona perbene.

Quest’uomo è Sven Goran Eriksson, un signore d altri tempi che con la solita aplomb inglese che lo ha contraddistinto in tutta la sua vita, mi ha regalato un sorriso prima di iniziare a lavorare in un lunedì pesante. Pesante perché è lunedì, perché viene dopo le feste. Quel lunedì 8 gennaio che avrebbe visto il sindaco Rutelli finire il suo mandato e lo stesso Eriksson lasciare la Lazio da dimissionario prima di volare in seguito sulla panchina della nazionale inglese.

Sven Goran Eriksson un vero signore, un vero Lord, che nel calcio di oggi non sarebbe stato apprezzato appieno. Troppa spettacolarizzazione del circo mediatico; troppa mercificazione del prodotto; troppa modernità, lui che venne scelto perché moderno a sostituire un altro svedese moderno, quel Nils Liedholm totem a Roma in una sorta di passaggio di consegne.

Sven Goran, un antesignano di Mourinho, arrivando anche lui al calcio che conta mettendosi in luce giovanissimo in Portogallo con il Benfica affrontando e battendo proprio la Roma che avrebbe poi vinto lo scudetto. Lui che ha scelto l’8 gennaio per parlare della sua grave malattia ad una radio svedese dichiarando di avere un solo anno di vita, avendo la stessa patologia di Gianluca Vialli che ha sfiorato, andando alla Samp neo scudettata proprio quando Vialli passò alla Juventus.

Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio nella sua lunga carriera che ha visto anche la nazionale inglese (oltre a quelle di Messico; Costa d’Avorio e Filippine) e il Manchester City che iniziava a masticare calcio, insomma una carriera brillante per un uomo brillante e silenzioso, mai sopra le righe. Un vero Sir.

Ora questo fulmine a ciel sereno, che come è  sempre stato nel suo stile è arrivato senza il tuono, un fulmine che abbaglia il cielo ma non fa rumore perché il tuono non segue, questo è sempre stato Eriksson, un fulmine senza tuono; un bagliore senza rumore; una mosca bianca in un calcio di furbi. Con la speranza che sia tutto un grande errore, ti ringraziamo per la tua gentilezza anche nel dolore, Grazie Sir Sven!

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