di Michele D’Alessio
In periodo di riforme, tra una buona scuola e l’altra, si avvia a concludersi la stagione calcistica. La pausa dai campi può tornare utile per ripensare la formula della Coppa Italia. Già alla fine degli anni duemila è stata messa mano al funzionamento della fase finale del trofeo nazionale, istituendo finale secca all’Olimpico di Roma alla presenza del Presidente della Repubblica.Oltre alle 20 squadre di Serie A e alle 22 di Serie B, partecipano anche 27 compagini di Lega Pro e 9 di Serie D. Le squadre della massima serie entrano soltanto in una fase successiva: quelle dalla nona classificata in giù accedono al terzo turno, mentre le prime otto entrano in ottavi di finale e sono teste di serie. Questo meccanismo evita che si incontrino tra di loro le squadre più quotate, seguendo gli incroci da tabellone tennistico.Una riforma che renderebbe sicuramente più accattivante la Coppa Italia potrebbe essere quella legata al numero di partecipanti e all’abolizione delle teste di serie. Come accade in Inghilterra nella storica FA Cup, le squadre maggiori sì entrano anche lì in una fase successiva, ma poi nulla esclude che fra loro si possono scontrare, e non è infrequente assistere a squadre di minore livello, anche di serie minori, capaci di arrivare in fondo fino a poter sognare di mettere le mani sul trofeo.In Italia dovrebbero così partecipare tutte le squadre dalla Serie A alla Serie D, fermo restando l’ingresso delle squadre più quotate, ovvero le prime otto classificate della stagione precedente, da dicembre/gennaio in poi. Ma ovviamente senza teste di serie, affidando al sorteggio integrale la composizione degli scontri. E’ corretto giocare fino ai quarti di finale la partita secca, ma deve essere giocata sul campo della squadra più indietro in classifica, o della categoria inferiore. Per ciò che concerne lo svolgimento delle partite e la calendarizzazione, sarebbe opportuno creare dei weekend “dedicati ” alla Coppa Italia, in modo tale da non relegarla nelle serate più fredde, in cui certamente si favorisce l’audience televisivo, ma nettamente meno la tanto agognata partecipazione allo stadio. Iniziativa questa dei weekend dedicati che presupporrebbe un’altra riforma, quella della Serie A con meno squadre, in modo tale da garantire slot domenicali liberi per la coppa nazionale.Infine, la finale. In quanto Coppa Italia, la sede della finale dovrebbe essere itinerante. Ogni anno in una città diversa, decisa all’inizio della stagione. Tutto questo rivoluzionerebbe in meglio il volto di un trofeo che al momento acquista interesse solo nelle battute finali, non coinvolgendo a dovere tutta l’ossatura calcistica dello stivale, fatta di calcio di provincia, che potrebbe trovare nella Coppa Italia il suo palcoscenico ideale.