di Luigi Pellicone
La solitudine dei numeri dieci. Antonio Di Natale e Francesco Totti, capitani coraggiosi, si ritrovano insieme a bordo campo. Attori non protagonisti dell’evento. Cornici, non affreschi.
Antonio e Francesco hanno un destino in comune. Sono le ultime bandiere del calcio italiano. Sferzate dall’età, stropicciati dai contrattempi fisici. Sventolano, ancora, orgogliose. Se Pallotta e Pozzo non gli rinnoveranno il contratto, saranno ammainate.
Di Natale e Totti regalano una partita dentro la partita. Guardateli, Antonio e Francesco. Due uomini prima che due calciatori. Uniscono due solitudini e un pizzico di malinconia a bordocampo. Si guardano, si abbracciano, come se sapessero. Uno sguardo che vale più di mille parole. Si dedicano del tempo, forse l’ultimo, insieme, a bordo campo. In attesa di una chiamata che, come troppo spesso accade, non arriverà.
Mentre Udinese e Roma giocano. Francesco e Totò parlano. Chi sa cosa si dicono. Di Natale, friulano d’adozione non dimentica le sue origini. Da buon “scugnizzo” si alza lo scaldacollo ad altezza della bocca. In modo che le telecamere non possano pecerpiere il labiale, il dialogo. Chi sa se il dialogo è pepato? Chi sa se è malinconico? Di certo è un affresco del tempo che fugge. La luce arancione del crepuscolo illumina i visi dei capitani. Per quanto malinconico, poche altre cose, come un tramonto riesce a regalare emozioni. E quella luce su Toto e Francesco, basta e avanza per riscalda i cuori dei tifosi e gli appassionati di calcio. Se la tengano stretta questa foto: un ricordo prezioso. Una pepita. Di un calcio fatto di passione e sentimento.