Giovanni Rosati
È finita qui. Il Belgio perde per 1-0 in semifinale di questo Mondiale contro la Francia e abbandona i propri sogni di gloria. Era tra le semifinaliste quella ad aver probabilmente espresso il miglior calcio, quella ad aver segnato il maggior numero di gol, ad aver stupito con scelte tattiche inusuali e sistemi di gioco ibridi e mutaforme.
Sprazzi di buon calcio si sono visti, così come alcune variazioni sul tema di Roberto Martínez (sostituire un esterno come Meunier con un centrale di centrocampo come Dembelé apparentemente non aveva molto senso), ma di gol neanche uno. Lo ha segnato invece la Francia quell’uno, con la zuccata di Umtiti a 5’ dal fischio d’inizio della ripresa che non ha lasciato scampo al portiere Courtois.
A proposito del giocatore del Chelsea, queste sono state le sue parole al termine della gara: “La Francia ha solo provato a difendersi, ha giocato come Panama. È una vergogna vedere cose del genere”. Non proprio delle dichiarazioni lucide, né tantomeno caute. Piuttosto amare, per la consapevolezza di esser stati fermati davvero ad un passo dall’impresa proprio in quello che sembrava dovesse essere l’anno buono.
Presentando il Mondiale del Belgio, avevamo posto come obiettivo il non bruciare la generazione d’oro di cui attualmente può disporre. Ebbene, un finale come questo crea addirittura difficoltà di valutazione. Perché il Belgio è stata forse la migliore squadre del torneo, è arrivato alle semifinali e a quel punto ci si aspettava potesse compiere il miracolo. E invece l’ha fermato la Francia, che magari potrà anche essere la selezione ad alzare al cielo la coppa tra qualche giorno, quando sfiderà la vincente di Croazia-Inghilterra.
Ma il rammarico non si vince con così poco, e non si lava via neanche con un eventuale terzo posto. E il pensiero va alla terza partita di questa competizione, a quel gol di Januzaj che ha fatto tessere le lodi del suo Belgio, ma allo stesso tempo lo ha condotto nella metà più ostica del tabellone. E ora per questo giocherà la finalina per il terzo posto, che significherebbe piazzamento record in una Coppa del Mondo, ma non redenzione. Perché questa, agli occhi di tutti, poteva davvero essere la volta buona.