(di Gianluca Guarnieri) 10 agosto 1980. La data di 40 anni fa precisi precisi non è casuale. Quel caldo giorno arrivò nella Capitale l’uomo della svolta calcistica, il vero e proprio faro che con ogni probabilità modificò il destino dell’Associazione sportiva Roma, portandola a vertici nazionali ed europei che prima di allora non erano stati neanche ipotizzati. Stiamo parlando ovviamente di Paulo Roberto Falcao. Una squadra e una società riuscirono a riportare lo scudetto nella Capitale dopo un’assenza lunga e dolorosa di 41 anni, grazie a questo brasiliano elegante e riccioluto che si presentò nell’Urbe, in quel bel giorno dell’estate del 1980, con migliaia di tifosi accorsi all’aeroporto di Fiumicino ad accoglierlo ed a sognare. La gente pensava a Zico e ai goal del fuoriclasse del Flamengo, ma il maestro svedese Nils Liedholm capì subito quanto poteva essere importante quel centrocampista dell’Internacional di Porto Alegre, che nel 1979 aveva vinto la “Boula de Oro” equivalente del Pallone d’Oro europeo. Il “Barone” ci prese come d’abitudine e il “Divino” lo ricompensò con annate scintillanti e meravigliose. In mezzo al campo sembrava un Von Karajan , governando il settore nevralgico del campo, e facendo impazzire tifosi ed avversari. Chi subì la forza di questo immenso fuoriclasse, fu la Juve di Trapattoni e Boniperti, messa in continua difficoltà dai giallorossi, diventati opposizione costante, corroborati dalla mentalità di Paulo, pronto ad affrontare senza alcun timore reverenziale i temibili bianconeri. Furono anni gloriosi e temerari. 5 anni meravigliosi, con Scudetto, Coppe Italia, una finale di Coppa dei Campioni, perduta solo ai rigori con il Liverpool e tante soddisfazioni. Quella Roma giocava un calcio scintillante e avvolgente, come le note della “Bossa Nova”, con il suo profeta con la maglia numero 5 a prenderla per mano, rassicurandola nei momenti di difficoltà. Un campione assoluto, capace di giocate sensazionale (per tutti l’assist di tacco per il goal di Roberto Pruzzo in un Roma-Fiorentina del 1981), ma anche di pragmatismo e sostanza, lottando come il primo dei gregari. Calciatore irripetibile e polivalente, in grado allo stesso tempo di difendere e di attaccare, di fare goal e di salvare sulla propria linea di porta, Falcao è stato lontanissimo dal cliche di brasiliano tutto finte e dribbling, usando la testa e la razionalità. Unico ed inimitabile. Assolutamente “Divino”.