(di Giuseppe Porro)
È ormai noto il passaggio di consegne tra James Pallotta ed il gruppo Friedkin, ma nemmeno si è insediato il 25° e nuovo presidente giallorosso, anzi nemmeno ha messo piede a Roma che già si sono scatenati gli anti o ari a prescindere. Gli ari sono quelli che in perfetto slang romanesco dicono e ripetono (con fare interrogativo) “aridaje”. Aridaje è un intercalare che si usa a Roma per dire: “ancora?” Oppure “di nuovo?” Ma anche per cercare di sminuire una situazione o per far capire che si stanno ripetendo dei vecchi errori, quindi si riapre il calderone e si ricomincia a cucinare tutto insieme quello che è rimasto in frigo, senza un senso logico, ma proviamo a fare ordine.
Aridaje
Come ogni società che si rispetti, gli acquirenti della Roma avranno studiato tutto ed avranno avuto un loro organigramma composto, ma visto anche la situazione, ovvero la partenza della stagione che si avvicina (tra meno di un mese si dovrebbe partire) si è pensato per il momento di lasciare tutto così com’è, semmai incrementando con nuovi dirigenti e cambiando in corsa se le cose non andranno per il verso giusto. Quindi restano Baldissoni e Fienga; resta Fonseca, e restano alcuni giocatori che si pensava già in partenza, facendo esclamare i detrattori di Pallotta con un “aridaje” che insieme alla smobilitazione generale paventata da qualcuno ogni giorno, e gli arrivi “monstre” che non arriveranno mai perché ci sarà una continuità della gestione precedente almeno sulla gestione dei conti, fanno sì che si cominci già a mugugnare su i Friedkin prima di iniziare, perché il problema della Roma non è il parco giocatori o la competitività della stessa rosa, ma la data di nascita; lo stemma che Pallotta ha deturpato; lo stadio che è “nostro” o “loro” insieme ad altre mille stupidaggini, tutta aria fritta che d’estate circola come l’anticiclone africano.
Conclusioni
Al momento l’unica cosa certa è l’avvenuto cambio di proprietà con i negazionisti ed i tifosi a prescindere che devono remare tutti dalla stessa parte, con l’unico obiettivo che deve essere il benessere della Roma, poi se ci saranno errori ci sarà anche il tempo di contestare o mugugnare, ora bisogna remare tutti nella stessa direzione perché l’unica certezza è, e rimane la Roma, quindi “daje” (stavolta senza ari) Friedkin.