di Gianni Massaro
Attese elevate. Attese mantenute dal gioiello sloveno Josip Ilicic, in una stagione di ulteriore consacrazione, individuale e collettiva, con la Dea sfavillante a lunghi tratti. Nuovo inizio, 2020 complicato per tutti, star comprese. Ilicic incrementa il proprio bottino di realizzazioni, dopo un’opaca presenza nella fase a gironi di Champions eleva lo standard, cinque reti al Valencia negli ottavi, uno alla Scala del calcio in terra lombarda, ben quattro al Mestalla.
È anno inusuale di inizi, di nuovi inizi, di I.
Iliciclonica versione, poco più di mezzo campionato; 15 sigilli del ragazzo di Prijedor, protagonista nella Penisola da un lasso temporale notevole. Folgoranti giocate, un mancino che crea godimento, classe superiore alla media, in un diamante delicato, talvolta fragile, dagli equilibri complessi.
15 i centri nella Serie A, si vanno ad aggiungere le cinque perle nella Coppa dalle orecchione, ed il gol all’Artemio Franchi in Coppa Italia all’ex pubblico fiorentino. Un’Atalanta dalla marcia poderosa, continuata dopo il blocco totale “mosso” dalla pandemia, un cammino con bissato terzo posto, a soli cinque punti dalla Juventus campione d’Italia, a pari punti con la Lazio del re dei bomber Ciro Immobile. Persino l’utopia di un tricolore a lievi segmenti percepita, un gradino più alto sul podio combattuto sino alla fine.
Potenza di fuoco, l’Atalanta del Gasp si inceppa ad un passo dall’irreale, quota 98 gol, media due reti abbondantemente varcata. Varcatalantina manovra, volta ad aggredire lacune altrui. L’ultimo uomo a rendere sterile il gioco gasperiniano era stato Sir Sor Claudio Ranieri, a novembre con la Samp. Allo stadio Marassi un doppio zero sul tabellino, l’ultima sconfitta invece parità all’inizio del girone di ritorno: primo atto. Dopo l’usuale magia di Ilicic, rete al velluto con tacco, rimonta della Spal di mister Semplici.
Il calcio non segue regole, nell’andamento pratico, palla al piede. Prima ed ultima, seconda ed ultima, a gennaio e a maggio divenuto agosto, Spal ed Inter. Due sconfitte nettamente diverse, nel proprio impianto, a palesare e testimoniare la mentalità di una squadra forgiata per stupire ovunque, ad agio ma non adagio, rullo compressore, avvalorato dalla finezza del diamante sloveno, tra i puri mancini sulla faccia del globo.