di Daniele Izzo
Non si arrabbierà di certo Marcelo Bielsa se prendiamo in prestito la celeberrima esclamazione. Men che meno potrà farlo se esattamente quelle due parole rappresentano al presente il medium che collega Leo a Diego, Messi a Maradona, nel segno della maglia rossonera che ogni amante del futbòl, oggi, sente un pochino sua.
Si sa, al destino piace fare scherzi. E allora succede che in una giornata qualunque, sopra un rettangolo verde tutto il creato del futbòl venga riunito in una camiseta metà nera e metà rossa con due numeri, l’uno accanto all’altro, sinonimo di perfezione calcistica. In quel numero, in quei colori c’è tutto ciò che Diego ci ha lasciato; tutto il bello del gioco che grazie a Maradona abbiamo imparato ad amare; tutti i saluti e i ringraziamenti che vogliamo porgergli così, lasciando libera espressione a colui che a suffragio universale è stato eletto nostro rappresentante, l’unico capace di imparare qualche vocabolo della lingua calcistica parlata dal Pibe de Oro: Lionel Messi.
Per riuscire ad affrescare al meglio quanto il destino ci ha regalato è doveroso, tuttavia, fare un passo indietro e tornare all’estate del 1993. Diego Armando Maradona, dopo il burrascoso addio al Napoli e la fugace parentesi andalusa, torna in patria e sceglie di farlo vestendo la maglia rojinegra del Newell’s Old Boys. I tifosi rosarini sono in festa. Tra di loro c’è Jorge Messi, fervente ‘leprosos’, che per nulla al mondo vuole perdersi l’esordio del giocatore più forte della storia con la camiseta numero 10 de ‘La Lepra’. Accade così che una torrida domenica dell’estate argentina al Coloso di Rosario arrivino per un amichevole gli equadoregni dell’Emelec, che Diego sia in campo con la maglia numero 10 e che ad accompagnare Jorge ci sia il terzogenito, che di nome fa Lionel. Maradona giochicchia per tutta la partita, poi decide di accelerare con la leggiadria che lo contraddistingue, saltare tre avversari e dipingere un fendente di destro a sette colori che si spegne all’incrocio dei pali. Nell’esatto momento in cui la palla stava varcando la linea di porta e Lio, in braccio a papà Jorge, stava per esultare, il destino, picaresco e goliardico, apriva il cerchio di eventi che ha trovato conclusione solamente ieri, al minuto 73’ di Barcellona – Osasuna. Messi, esattamente come Maradona 27 anni prima, giochicchia, visibilmente provato e commosso dalla settimana appena trascorsa, fino a quando la lampadina della sorte si accende: la ‘Pulga’ accelera, con quella leggiadria che lo contraddistingue, salta tre avversari e incrocia un arcobaleno mancino che si spegne all’incrocio dei pali.
Il cerchio può finalmente chiudersi. La camiseta rojinegra numero 10 può librarsi nel cielo tra le mani di chi è stato scelto per rappresentare al meglio il sentimento di tutti noi: ‘Gracias Dios, por el fútbol, por estas lágrimas, por Diego Armando Maradona’.