di Gianni Massaro
E ora un altro paio di germaniche, tutto un altro paio di maniche germaniche.
Robin Gosens è l’ingresso rapido con determinate precise caratteristiche, la piovra del nove dalla super terra “Tedeschia” in un chiaro corpo da scorza tenace e un piede grezzo in spirito da gioco britannico. E in casa dell’Everton in Europa League segnò proprio il primo gol con l’Atalanta di fionda da fuori area. Encomio mancino in grado di esaltarsi però nelle vicinanze del perimetro dell’area piccola: sfondamento.
Quello in cui talvolta è carente Dzeko e in cui Lautaro non risulta maestro lodevole, inoltre con l’acquisto della vecchia conoscenza di Simone Felipe Caicedo si ha un altro attaccante bravo a manovrare, a suggerire e nell’interdizione oltre ai celebri gol a zona Caicedorini d’oltranza. Gosens si rivelerebbe la giusta compensazione, uno che non si fa pregare in conclusioni a volo e di prima intenzione, di testa e in sconcia posizione, uno già in grado di esaltarsi in Inghilterra. Persino in Champions, esattamente al Liverpool con l’Atalanta vittoriosa 0 a 2 ad Anfield. Gioco aereo e presenza fisica, invasivo di testa e specialmente di sinistro, il destro sporadicamente equivale a minaccia sublime.
La differente risposta interista a Dusan Vlahovic arrivata solcando la tradizione tedesca, Robin è il nono interista dopo vari interpreti con cui si sono sollevati trofei e avute varie soddisfazioni, Matthaus spicca nella storia del club e del calcio così come Rummenigge e Brehme ad esempio hanno scritto capitoli di elevata importanza. Dunque è la piovra del nove Gosens accanto all’ecuadoriano a lungo prezioso in casacca biancoceleste, pennellate e zampate da centravanti e perfetto a dialogare con un altro partner il sudamericano, rappresenta la conferma di una squadra da fonti di pluri palleggio e di conseguenza la presenza piena ed effettiva dei due esterni avrà un peso cruciale nello scacchiere di Inzaghi. Non più giovanissimo ma piede buono la punta di Guayaquil e più ruvido l’arciere arcigno forgiato dal cantiere gasperiniano che rimedia con altre ottime virtù. Differente da Perisic, un’essenza da giocatore centrale e meno ala, tornado e meno tornante, da centrocampista roccioso e meno armonioso del croato dal sorrisetto smaliziato e nella totalità del gioco con Inzaghi a portare abbondanti spunti ed occasioni, nelle prime 18 ha eguagliato i 4 gol dello scorso campionato oltre a tante chiusure provvidenziali.
Gosens è la piovra del 9 nel tentativo di afferrare il tricolore subito e anche qualcosa in più se si può. Nel medio periodo, specie nel breve periodo, un centravanti aggiunto assente nella rosa nerazzurra.
Guardando tradizione e trazione.