di Marco Cannaviccio
Il calcio cambia, si evolve e mutano i modi di stare in campo. Negli anni i moduli si trasformano e gli allenatori cercano sempre nuove soluzioni tattiche, ma un assioma non cambierà mai: senza una difesa solida e di livello difficilmente si vince.
Nessuna squadra e nessun allenatore sono riusciti mai a dimostrare il contrario, pur provandoci. Emblema di tale tentativo fu il Real Madrid dei primi anni 2000, quando la dirigenza madridista era così affascinata dal voler creare una squadra piena zeppa di campioni offensivi, da non rendersi conto dell’inattuabilità del progetto intrapreso. Naturalmente, ogni tipo di discorso decade dal momento in cui la differenza tecnica e di valori è elevata, ma in caso contrario le difese sono spesso l’ago della bilancia di sfide incerte o dal risultato non scontato.
La Juventus di Allegri, pur non essendo allo stesso livello tecnico del Bayern, è andata vicinissima ad una storica qualificazione contro una squadra più forte e allenata dal rivoluzionario Guardiola. Allegri, con lungimiranza e preparazione tattica tutta italiana, ha imbrigliato nel migliore dei modi i bavaresi, i quali hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie ed essere aiutati anche dalla fortuna per avere la meglio dell’ottima difesa bianconera.
Di contro, la Lazio ha subito una tremenda batosta in casa contro lo Sparta Praga, match nel quale ancora una volta la squadra biancoceleste ha dimostrato di avere delle vere e proprie lacune nel reparto arretrato.
Sono bastate poche azioni in velocità degli ospiti per mandare completamente in tilt una retroguardia degna del famoso Borgorosso Football Club. In un’epoca in cui tutti cercano l’innovazione non bisogna mai dimenticarsi degli insegnamenti del passato, perché il calcio offensivo è bello da vedere e piace a tutti ma, come per costruire una casa ci vogliono solide fondamenta, così per costruire una squadra ci vuole una solida difesa.